“Muore giovane, colui che gli dei amano”. Non so quali dei affollino i nostri cieli, non li ho mai visti, ma so quanti amici amassero davvero Marcello. Il ragazzo semplice di piazza Dante, il vigile del fuoco nato con la divisa. Ce l’aveva impressa nel cuore e nella testa. Non era difficile accorgersene sulla spiaggia, quando si giocava correndo come pazzi, quando ci si “affogava” in mare con le "tuffate", lui era sempre pronto a correre più degli altri a nuotare più veloce, a sfidare le onde e i mulinelli insidiosi della sabbia, a tendere un braccio a chi si stava allontanando troppo, a mettere una parola giudiziosa quando i giochi diventavano pericolosi e un po’ stupidi.
Gli amici lo sapevano già che sarebbe diventato un pompiere con il casco e l’idrante, gli stivaloni e il giubbotto, ma soprattutto con tante stelle sul petto, quelle della sua passione e del suo grande, generoso spirito di servizio.
Gli amici si divertivano a prenderlo in giro. Alessandro che gli chiedeva: “Quanti bimbi hai salvato oggi con l’elicottero?” Marcello ci rideva sempre, arricciando il labbro superiore come per tenersi per sé una risposta troppo insolente per un amico. Era abituato a rispondere con i fatti.
Quando si calò nel pozzo per recuperare il piccolo di sei anni caduto per caso mentre stava giocando, quando lo riconsegnò nelle mani della sua mamma disperata, quando fu intervistato per giorni dai tg nazionali con la sua solita semplicità “questo è il nostro mestiere, non ci vedo niente di eccezionale”, oltre alla bella impresa, ci regalò, credo a sua insaputa, l’emozione più preziosa: la gioia tutta infantile di essere i suoi amici che ci avevano visto lontano, dai tempi delle corse sulla sabbia. Anche noi quella volta i ci eravamo messi le stellette sul petto, soltanto per avere la fortuna di conoscerlo.
Marcello aveva dichiarato guerra all’acqua e al fuoco, agli assassini dei boschi, agli stupidi frequentatori dell’isola che magari, tra un bagno e l’altro, dopo un happy hour al bar e prima di una cena vip, la incendiavano con un mozzicone acceso. Aveva studiato, aveva superato esami, si era allenato duramente, aveva nuotato nel Serchio insieme ai topi, per esercitarsi a salvare gli alluvionati, era stato appeso all’elicottero per recuperare rocciatori in difficoltà. Era il pompiere di tutti, rimasto semplice come quando a diciott’anni passava con il "Ciao" rosso e la divisa dentro il borsone a tracolla.
Forse ogni volta che respirava il fumo di un leccio carbonizzato, di una sughera violentata dal fuoco, una stilla di dispiacere gli avvelenava il sangue. A volte le passioni consumano troppo in fretta le persone pulite, il senso del dovere diventa una maledizione che brucia più di un incendio doloso.
Ma noi gli avremmo voluto bene anche se non fosse stato tutto questo, per quella oscura alchimia che lega gli esseri umani e che quaggiù chiamiamo amicizia. Ciao Marcello, anche un pezzetto della nostra vita è volato via con te.
elena maestrini