Parliamo della strada sterrata Capoliveri-Ripalte, non riesco a capire il senso per cui non si asfalti questa strada, strada oramai diventata, nei mesi aprile-ottobre, di grande comunicazione.
Non riesco a capire perché si preferisca far morire tutte le piante, a bordo strada, sotto una montagna di polve (vedi foto allegata), per un problema di Parco Nazionale o Area Protetta.
Stiamo parlando dell'eco sistema delle piante stesse. Si parla tanto della salute del nostro pianeta ma come può una legge o regolamento andar contro il nostro stesso pianeta, contro le nostre stesse piante che danno ossigeno all'intera comunità?
Spiegatemi voi il senso.
SALVIAMO IL PIANETA, SALVIAMO QUESTE PIANTE, ASFALTIAMO!!!!
Clemente Iannotta
Gentile Signore
C'è un orrido neologismo che in particolare sui "social" ha avuto fortuna: l'uso del verbo "asfaltare" volendo significare "battere" "vincere" "stravincere" non a caso usato in accoppiata con un altro verbo: "umiliare" che ci provoca lo stesso torcibudella.
Asfaltare ed umiliare sono due parole "cattive" che sanno di violenza, sopraffazione, di cavernicolo con la clava, di mancato rispetto dell'interlocutore, dell'avversario politico o sportivo (ed il linguaggio "sportivo", specie calcistico, è una vera miniera di simili schifezze lessicali).
Orbene lei potrà obiettare di aver usato il termine asfaltare nella più comune e corretta delle accezioni, vale a dire "stendere un manto bituminoso", ma guardi che quello che propone è ugualmente un atto di gratuita violenza verso quel pianeta, che a suo parere si comincerebbe a salvare stendendo un bel tappeto nero da Capoliveri alle Ripalte.
Tralasciando che le "strade bianche" stanno diventando un capitale per chi ancora ne dispone, attirando sempre più gli interessi di veri sportivi, come ciclisti e biker, praticanti del podismo e del trekking, si rende conto di proporre una toppa per un quasi inesistente buco?
Stendere altro asfalto (e altro cemento), impermeabilizzare altro territorio, significa diminuirne la capacità di assorbimento delle piogge e velocizzare lo scorrimento delle acque meteoriche, con ripercussioni sulla tenuta del già martoriato reticolo idrogeologico dell'Elba.
E poi chi si dovrebbe far carico economico di un tale intervento, salvifico per le quattro "pedice" ritratte nella foto, forse, ma un'azione per altri versi pesantemente impattante?
Speriamo poi che lei non pensi ad un impegno (anzi uno spreco) di denari pubblici, visto che quella "arteria" conduce a privatissime attività, che, a proposito di viabilità e transiti, farebbero piuttosto bene a rendere accessibili al popolo - inteso come elbani stanziali e temporanei ospiti - i pubblici litorali limitrofi alle loro proprietà.
Ha ragione Signor Clemente, SALVIAMO IL PIANETA, cominciamo dal piccolo: mettiamolo al sicuro dall'inutile bitume e dalla disinformazione.
Sergio Rossi