Molte parole, specialmente gergali o dialettali, conoscono un periodo d'uso anche intenso, e poi, per imperscrutabili ragioni, cadono nel dimenticatoio del parlare popolare.
Una di queste è "grìmpolo", un termine che mi è riaffiorato alla mente, e che mi ha spinto a curiosare sul web, ma con poca convinzione.
Invece la mia caccia al grìmpolo, benché la definizione che ho trovato ("gioco infantile"), fosse diversa rispetto all'accezione con la quale si usava in casa mia, cioè "persona (specie bambino) di gracile costituzione o comunque molto magra", si è conclusa fruttuosamente.
La mia fonte mi ha rivelato che il termine "grìmpolo" lo si poteva trovare negli scritti di Raffaello Brignetti e pure in quelli di Alfonso Preziosi (erroneamente citato come "Prezioso"), e azzarda un'etimo francese: "grimper" arrampicarsi, forse in relazione al gioco di cui sopra.
Comunque io ero decisamente un grìmpolo: magrissimo, condito di una salute fragile, crescevo pure molto meno del dovuto in peso e altezza.
Si sarebbe detto, con un'altra colorita espressione ferajese, che "aguantavo il fiato co' denti", circondato però dalle attenzioni e dall'affetto di una robusta famiglia, e curato da un medico brusco quanto dedito e capace, come era il Dott. Renato Cignoni, che molti anni dopo mi avrebbe detto "... e pensa' che sei vivo pe' scommessa..."
Ora vi spiego il perché di questo noioso pippettone autobiografico.
Ieri sera sono passate in TV le immagini di un gruppo di bimbi che giocavano tra le macerie, bimbi privati di acqua, cibo, medicinali, casa, famiglia, loro veramente (ancora) vivi per scommessa, ma candidati ad essere quanto prima sfracellati da una bomba, uccisi da un missile, che nessuno si azzardi a definire intelligente, perché dal cielo piovono solo assassine testate di cazzo.
A vedere quei grimpoli mi si è stretto il cuore.
Intendiamoci, la loro è la tragedia all'ordine del giorno, spaventosa per numeri e dimensioni, ma un grimpolo di Gaza non muore di meno di un grimpolo israeliano, ucraino, yemenita, curdo, saharawi, nigeriano o siriano.
Non muore di meno a morire straziato dall'esplosivo, inghiottito dalle acque del "Mare Mostrum" e di stenti nel deserto.
Fallita la mia generazione, che si illudeva di portare "la pace del mondo", quella successiva ha già fatto di peggio, e atteso che chiunque uccida o anche lasci morire un bambino è un criminale, ci resta solo da sperare che il mondo lo salvino i grimpoli e le grimpole che sopravviveranno a questo sanguinoso impazzimento.
Sergio
ps la non-foto che correda il pezzo non è frutto di un errore ma una manifestazione del nostro infinito lutto per quei grimpoli che non cresceranno