Reduce da aver "fatto la notte" in ospedale a Piombino al mi' babbo, che ha avuto, a 76 anni la brillante idea di andarsene a giro in moto, troncandosi due femori in una botta, arrivo da Villa Marina alla stazione, dove scopro che non c'è un treno, ma neanche un pullman e nemmeno un taxi, guardo l'orologio e mi dico "sì forse ce la faccio", e mi avvio verso il porto alternando tratti a passo svelto ad altri di corsetta. Arrivo "buco-buco" (per i foresti "all'ultimo secondo utile") per schizzare a bordo all'Oglasa, che sta per straccare, e vado a fare il biglietto maggiorato, sudato come un maiale (è estate) ma fiero di aver compiuto l'impresa (inutile, perché negli ultimi centocinquanta metri, mi ha superato il pullman che avrei potuto più comodamente prendere).
Con ancora il fiatone vado a respirare sul ponte di poppa, e la mia attenzione è catturata dal litigio in corso tra una coppia di giovani, li guardo e la scena che registro è surreale: il giovane scavalca la murata e si butta in mare (!).
Urlo con quanta voce ho, insieme a qualcun altro, forse dell'equipaggio, il protocollare "Uomo a Mare!" (anche se sarebbe stato più realistico gridare: "S'è tuffato un fava!"). Siamo in manovra, usciti dal porto, non ancora al traverso di Piazza Bovio, l'Oglasa rallenta ma (le navi non ce l'hanno i freni) si ferma un bel po' più in là, tanto da farci vedere da bordo, minuscolo, il ghiandone in guazzo che nuota verso terra, come se fosse la cosa più naturale del mondo... e la motovedetta, mi pare della Capitaneria, che va a recuperarlo.
Si riparte: finite le peripezie? No, siamo quasi in rada ma, mentre mi gusto l'immagine suggestiva del golfo di Portoferraio che si schiude, non mi accorgo di aver violato la territorialità di un Fox-Terrier lasciato legato, ma solo e incostudito, da un proprietario anch'egli evidentemente rapito dal paesaggio.
Per ragioni tutte sue il canide "mi si fuga e mi stiocca un morso in una coscia", al quale replico con un robusto calcio nel culo sferrato con la gamba non offesa, risolutivo, perchè pur dolorosamente, l'unico dente canino che ha fatto presa, oltre che forare i jeans mi ha provocato solo una minuscola epidermica ferita e un livido destinato a sparire in pochi giorni.
Accorre il meneghino proprietano del canide, che si dichiara disposto a rifondermi il danno, ma che però "... non si maltrattano gli animali!" (!).
Replico che non voglio nulla e gli dico solo che "forse" sarebbe stato meglio che non avesse lasciato solo il suo amabile compagno di viaggio.
In realtà quello che penso potrebbe così esprimersi: "Hai ragione, non si maltrattano gli animali... il calcio nel culo era meglio dartelo a te, demente", ma soprassiedo, e scendo dall'Oglasa quasi nuova fiammante, che, nonostante il tempo perso per l'irrituale tuffo, spingendo più forte del solito con le sue eliche, è riuscita a portarci a casa con un minimo ritardo.
Qualcuno si chiederà perché ho raccontato la storia di quel singolare viaggio, lo contento subito.
Il fatto è che ho giusto l'età che aveva Tardò (mio padre) all'epoca, quando avevo appena superato le trenta primavere, e l'Oglasa era quasi nuova di zecca.
Eravamo insomma giovani e forti e ci ritroviamo (io e l'Oglasa) ad essere due acciaccati ferrivecchi che ne hanno viste di tutti i colori e che "aguantano il fiato coi denti", e ci tocca pure stare sempre al pezzo.
Ragionateci un po' su
Sergio
P.S. (1) Amo gli animali in genere ma i Fox Terrier mi stanno proprio sulle palle
P.S. (2) Abbiamo deliberatamente usato una foto d'epoca dell'Oglasa, con la sua vecchia elegante scritta blu, in luogo del pacchiano conchiglione rosso di cui "onoratamente" oggi si fregia.