Leggendo le modalità con le quali nel 1922 il fascismo prese il potere in una Italia in guerra civile , quando sarebbe bastato un ordine per bloccare sul nascere le bande fasciste ma che fu risolto dal Re con l'incarico di formare il governo dato al cavaliere B. Mussolini, mi viene il dubbio, meglio, la certezza, che la nostra classe dirigente faccia parte, da sempre, dei " servi liberi " , coloro cioè che per vigliaccheria e pusillanimità preferiscono servire il potente di turno piuttosto che mantenere una dignità che nel passato è appartenuta al calibro dei Fratelli Roselli, De Gasperi, Einaudi, Enrico Berlinguer, solo per citarne alcuni. Purtroppo in questo paese la categoria suddetta è ben rappresentata anche nella c.d. Sinistra Italiana che, a suo tempo, ha fatto di tutto per rafforzare il "cavaliere " attuale (ma guarda che coincidenza di cavalieri !!!). In questa società che ha sostituito l'immagine alla cultura non ho alcuna fiducia per il futuro. Cordialmente,
Francesco Lorenzini
Caro Signor Lorenzini
Il suo “post” mi ha fatto tornare in mente una testimonianza diretta sulla “marcia su Roma” che raccolsi casualmente diversi anni fa da un ultraottuagenario che ero andato ad intervistare su altre vicende.
Nell’occasione scoprii, con non poca sorpresa, che a mio padre (che raccontava pochissimo di quegli anni che pure aveva vissuto) coetaneo, compaesano e compagno d’armi del mio “informatore”, la “marcia su Roma” era sfilata sotto il naso.
Appresi che quei due ragazzi ferajesi di venti anni, erano imbarcati su un dragamine della Regia Marina di stanza in Sardegna, e che furono, insieme ai loro commilitoni, portati “a tutto vapore” a Civitavecchia per partecipare al presidio militare che avrebbe dovuto difendere la capitale dall’invasione dei fascisti.
“Quando che si viddero passa’ - mi raccontò il vecchio – questi scarzacani briaconi dissi, propio al tu’ babbo .. Beppe, se ci danno il via, questi ‘un occore nemmeno prendeli a corpi di moschetto, li rimandamo a Milano a carci nel culo! … e invece quel merda vigliacco di Vittorio Emanuele …”
Caro Lorenzini ho scritto queste righe come introduzione al dichiararmi quasi perfettamente d’accordo con le annotazioni che propone, ben comprese le sue preoccupazioni sulla “tenuta democratica”, sulla inaffidabilità di una sedicente sinistra talvolta accondiscendente (ma ci aggiungerei pure l’assenza di una destra politicamente decente) etc.
Dove, pur comprendendola, non la seguo è nella sfiducia nel futuro.
Come diceva Giovanni Falcone, parlando della mafia, tutto ciò che è umano passa; passò la marcia su Roma, ma passò anche il marciume che produsse, passerà il berlusconismo e gli altri attuali putridumi, passerà la mia generazione, che si definiva (pensi un po’) “beat” e che in effetti è stata “battuta” assai, e sul futuro, su quelli che verranno, ci scommetto, anche se all’immediato orizzonte non vedo profilarsi un Berlinguer (e mi accontenterei pure di meno).
Personalmente credo che il miglior antidoto per lo scoramento sia continuare ad incazzarsi per le ingiustizie grandi e piccole del mondo, imporsi di non mollare, ed anche, nel proprio modesto quotidiano esistere, vivere nella cronaca ma leggersi come frazione della storia.
Mi ricordo un vecchio compagno del PCI che ci ripeteva sempre come un mantra: “Bisogna lavora’, bisogna dassi da fa’”, era un po’ palloso ma aveva ragione.
Frida che guarda il mondo con i suoi occhioni blu curiosi, e che comincia ad articolare le sue prime parole, forse leggerà da lontano, sulle pagine di un libro elettronico o qualche altra diavoleria prossima ventura, le vicende accadute ai tempi del suo nonno e del suo bisnonno, e magari chi oggi si atteggia a padreterno sarà liquidato in qualche riga.
Il mondo però, per quanto cambiato, sarà sempre questo, cerchiamo di lasciarglielo il meno sganasciato possibile.