Un giorno nelle antiche ed austere stanze del PCI ferajese, durante una riunione che trattava di cose assai serie, udii un vecchio compagno, che ogni tanto se ne usciva con qualche “sfondone”, pronunciare con aria solenne una frase - MUOIA SANSONE E TUTTI I CICISBEI ! - che mi provocò un irriverente attacco di risa.
Il fatto era che mi ero fulmineamente figurato il biblico eroe, che immaginavo come un omaccione nerboruto, contornato da uno stuolo di settecenteschi damerini, imparruccati e incipriati che emettevano gridolini, si facevano aria coi ventagli di pizzo e svenivano per la paura mentre il forzuto, spaccando le colonne portanti faceva crollare sulle loro teste il tetto di una villa palladiana.
La cronaca della morte annunciata del governo delle grandi intese (e del minimo cabotaggio politico) ci ripropone una variante ancora più tragicomica di quella scena, perché a far crollare tutto, a cercare di coinvolgere la intera compagnia nella propria rovina, morale e non solo, non è un robusto Sansone, ma il Grande Cicisbeo: un ometto truccato e falso come un vetusto puttanone.
E’ forse l’ultimo dei trucchi l’ultima delle trovate sceniche, una impresa possibile solo perché le apparenti colonne marmoree dell’edificio democratico, che cedono sotto la risibile spinta di flaccidi muscoli, sono in realtà di cartapesta, così come finto e posticcio è quasi tutto ciò che il paese ha prodotto nei vent’anni di dominio “culturale” di un despota populista mentitore e corruttore, che ha cercato (riuscendoci) di captare le simpatie ed il consenso facendo di tutto ed il contrario di tutto, vestendosi ora da devoto “pater familias” ora da “simpatico mascalzone puttaniere”.
Ma non c’è più spazio per altri colpi di illusionismo, lo Stato, i lavoratori, i giovani, le imprese hanno le pezze al culo, le casse pubbliche e le tasche private sono vuote, dalla valigia dei sogni illusori non c’è più niente da cavare. L’Italia dei furbi è giunta al capolinea.
Le macerie di questa nazione sono davanti agli occhi di tutti, come le responsabilità di una classe dirigente fallita ed inetta, e saranno macerie economiche e morali che i nostri figli e nipoti (maledicendoci), dovranno rimuovere, con uno sforzo almeno pari a quello a cui furono costretti i nostri padri, per far pulizia della stratificata merda lasciata loro da un altro ventennio di impero di un populista autocrate, osannato dalle folle e contornato di servi, leccaculo, troie e lacché . Un altro che teorizzava che il consenso popolare lo poneva oltre la legge che interessava i comuni mortali. Un’altra parodia di Sansone che trascinò nella sua disgrazia non i popolo dei Filistei ma quello d’Italia.
La storia non si replica esattamente mai, ma tende spessissimo a somigliarsi, e che la gente comune la conosca, la studi, ne abbia comunque contezza, se non costituisce un vaccino salvifico, è almeno buona medicina preventiva, contro la creazione di nuovi “mostri”, interpreti di “morbide” o sanguinarie dittature monocratiche e monopoliste (spesso comicamente ammantate di autodefinizioni liberali, libertarie o liberiste).
Venga, anche in questo paese , il tempo delle persone serie, è urgente.