Un tempo era in uso tra i ferajesi l'allocuzione "Dagli una mano di verde...", riferita soprattutto - in senso figurato - alla presentazione di qualcosa che si voleva spacciare per novità, ma che in realtà consisteva in antiche trovate riproposte, "rimediate", un po' come polpettoni confezionati con gli avanzi di precedenti pranzi.
Curiosa l'origine del "dagli una mano di verde", probabilmente riferito all'uso di riparare vecchie e sganasciate persiane lignee "alla meglio", incollando, stuccando i buchi e stendendo alla fine un brillante strato di vernice a smalto verde "di figura".
Ora, tra le compagini affacciatesi sulla scena delle prossime elezioni ferajesi, non ce ne è una che non abbia usato, nelle sue esternazioni, il termine "nuovo", che non abbia voluto accreditarsi come portatrice di un certo grado di discontinuità, rispetto al più o meno recente passato.
Ma è davvero così?
Prendiamo un'area come quella che potremmo chiamare progressista. La vera novità sarebbe stata quella, auspicata da molti semplici cittadini "non addetti ai lavori" (tanto per fare un esempio come chi scrive) di vedere in campo una sola lista (possibilmente civica) capace di rappresentare le diverse anime del centrosinistra.
E invece no, si sono ripercorsi vecchi e bellicosi sentieri, non si è voluta fino in fondo cercare un'unità di intenti, si è data prova di pochezza politica, di incapacità di mediare, ed è del tutto inutile cercare di stabilire "per colpa di chi". I demeriti del disaccordo (come i meriti di un accordo) tra due "campi" che discutono un'alleanza, alla fine si dividono sempre al 50% .
Ognuno ha dato una bella "mano di verde" alla sua antica persiana.
Ma se Atene (si fa per dire) piange, non è che Sparta si sganasci dalle risate. Dall'altro lato della barricata si sono investiti capitali in stucco e smalto. E' mancato solo un tele-annuncio con l'incipit: "Portoferraio è il paese che amo..." e la scopiazzatura della trentennale discesa in campo della buonanima, sarebbe risultata completa: stessi frusti argomenti, stesso ambito "culturale", stessa aria di conflitti di interesse, stesse esclusive associazioni e logge di riferimento, stessa inclinazione alle gaffe, stesso mito dell'intra-prenditore, che in quanto tale risulterà grande pubblico amministratore. Tutto ciò premesso se i cittadini elettori della destra credono che la nostra città necessiti di essere governata da un Berlusconi (in sedicesimo) si accomodino pure.
Sia chiaro però che, anche se le tre persiane imbellettate sono la grama minestrina che passa il convento ferajese, non ci sognamo neppure lontanamente di istigare quei 5 o 6 cittadini che ci seguono a disertare le urne.
Siamo convinti infatti (da sempre) che in mancanza dei "migliori" sia comunque più civile, rispetto all'astenersi, votare per chi si stima essere il meno peggio a sinistra come a destra.
La crescita del disimpegno, del restarsene a casa, è sempre una sconfitta della democrazia.
E speriamo che i rattoppati infissi con la mano di verde reggano e funzionino come maggioranze o opposizioni, negli interessi della cittadinanza, anche alle prossime ventolate.
Sergio