Giovanni Dellea era una persona buona, tranquilla, intelligente e curiosa della vita e degli uomini. Giovanni Dellea, anche se per qualcuno sembra strano e quasi sconveniente dirlo, era comunista.
Era un militante e un dirigente del Partito Comunista Italiano che fondò la Confesercenti perché era l’associazione dei commercianti di sinistra, anche se ora in molti sembrano scordarlo.
Giovanni Dellea non era un rivoluzionario, era un riformatore paziente, a volte disincantato, calmo, che guardava passare la vita, la politica e i pensieri di Portoferraio dalla sua edicola-garitta, dove solo lui e la figlia sapevano trovare tesori e rarità editoriali. subito dopo la Gran Guardia e il bar murato, in una Portoferraio ancora viva di commerci e case proletarie, di mercati e gatti e cani randagi, che odorava di passato e di futuro.
La chiusura dell’edicola di Dellea è stata – e lui lo aveva capito facendo resistenza non violenta fino all’ultimo, anche all’evidenza e all’urgenza – il segnale della resa di Portoferraio alle gentrificazione, la fine di un’epoca, l’inizio di un futuro social che ha quasi ucciso la socialità, che non era quello che Giovanni avrebbe probabilmente voluto.
Dellea non alzava mai la voce, aveva un ragionare gentile e pacato, a volte complicato, coltivava il dubbio come regola per capire gli altri e trovare soluzioni. Era un uomo mite ma qualche volta l’ho visto arrabbiarsi per un’ingiustizia o una parola storta, con una collera che solo i miti hanno.
Dellea era un intellettuale popolare che analizzava la vita e il mondo circondato dal profumo di inchiostro dei giornali e del salmastro che veniva da Porta a Mare e dal pesce che veniva dal mercato delle Galeazze, del pane appena sfornato e del polpo appena lessato con la pomentina, all’incrocio del cuore di Portoferraio che per lui era la capitale dell’Elba e del mondo.
E’ da lì, da quel presidio di informazione e cultura che Giovanni Dellea ha attraversato un dopoguerra tempestoso e poi visto scomparire la Portoferraio operaia, sentito arrivare prima di altri il turismo al galoppo, partecipato alla vita politica e amministrativa della città, frequentando sia il Comitato di Zona del PCI che i banchi del Consiglio Comunale alla Biscotteria, tutto a pochi passi dalla sua edicola. E il suo cuore probabilmente è rimasto, sul lastricato di quella piazza e di quelle strade antiche con nomi risorgimentali e repubblicani, nel cuore civile della città murata di Cosimo de’ Medici. E’ lì che la sua anima ogni tanto tornerà in notti tranquille di luna o in affollate giornate estive per vedere come se la passa la Portoferraio che ha tanto amato.
Se volete capire chi era Giovanni Dellea, guardate questa foto che Gabriella Solari ha pubblicato in un affettuoso ricordo sulla sua pagina Facebook: Dellea è di fronte alla sua edicola caoticamente ordinata, girato di spalle, con i suoi immancabili sandali estivi e i suoi pantaloni sempre tenuti su con la cintola, con la sua calvizie e i suoi occhiali. Da una parte i giornali stranieri, dall’altra quelli locali e italiani. L’edicola è sovrastata dall’insegna de Il Tirreno del quale allora solo Dellea vendeva centinaia di copie, ma sotto, in mezzo agli adesivi di testate famose o meno, ben al centro, spicca la scritta l’Unità, il giornale del PCI fondato da Antonio Gramsci. E’ una dichiarazione di appartenenza, un’orgogliosa rivendicazione di appartenenza di un uomo buono, gentile e intelligente che è stato un nostro amato compagno.
Umberto Mazzantini