Se dovessi definire precisamente cos’è una distorsione temporale, beh, credo farei cilecca, ma ho la sensazione di averla provata stamattina leggendo dell’annullamento della commemorazione dell’operazione Brassard.
Un bel mazzo di anni fa, saranno 35 o giù di lì, me ne andai, assieme a qualche amico/a in Grecia. Il viaggio fu splendido (a quell’età è splendido quasi tutto, a parte quello che è tragico, insomma difettano le mezze misure) ma uno dei ricordi salienti, qualcosa che non ho dimenticato, mi lasciò perplesso e mi costrinse a riflettere a lungo.
Accadde che, arrivati in un villaggio del Peloponneso, nel dito centrale, a sud di Kalamata, un ragazzo al quale avevamo chiesto dove poter dormire qualche giorno ci indirizzò verso una casa al limite del paese.
La signora, anziana, che ci aprì e che ascoltò la nostra richiesta in italoanglogreco rimase, dopo le nostre parole, in silenzio, guardandoci con, allora così mi sembrò, astio mescolato a rabbia.
Quando cominciò, lentamente, a parlare uno stentato italiano, comprendemmo che mai ci avrebbe ospitati e che mai italiani al pari nostro sarebbero di nuovo entrati nella sua casa. Gli italiani in Grecia, ci disse quella signora, avevano offeso le donne e ucciso i loro figli. Dopodichè chiuse la porta e noi ce ne andammo, mogi, a cercare un altro affittacamere. Eravamo bruscamente passati dal clima vacanziero estivo al sentirci macchiati di colpe che non ci appartenevano, insudiciati da comportamenti che non avremmo mai condiviso, considerati al pari di invasori sanguinari quando, francamente, eravamo soltanto ragazzi in vacanza.
Il lato oscuro della guerra, le divisioni e le fratture che essa provoca, a volte per generazioni, fra i membri del genere umano, si era manifestato improvvisamente, comprensibile nel dolore di quella signora per l’angoscia che al solo sentire la nostra lingua l’aveva assalita, difficilmente decifrabile per noi, increduli del fatto che le colpe dei padri ricadessero ancora una volta sui figli.
bc