Qualche anno fa, dopo un po’ di tempo che non lo vedevo, salutai un vecchio seduto sugli scalini della prima casa, prima di una chiostra, di via Garibaldi, che i marinesi chiamavano il Vicinato, lui ricambiò curioso il saluto e quando ritornai lo trovai ancora su quello scalino, all’ombra dell’estate, e, con un largo sorriso su una faccia da attore da vecchi film in bianco e nero. mi chiese con un indubitabile accento siciliano: “Ma tu sei il figlio di Veleno? Sei Mazzantini?”.
Quell’uomo in pace seduto a un crocicchio dove passavano turisti sconosciuti e persone a lui note ma, come me, mutate dagli anni e che decifrava come un cruciverba di segni e somiglianze, non lo vedevo da un po’ ma lo avevo riconosciuto subito: era l’Americano, uomo di mare e pesci, con per patrie due isole – la grande Sicilia e la piccola Elba – diviso tra la nostalgia delle radici e il nostro piccolo paese di strade di granito e calcina, dove lo aveva portato un peschereccio che non c’è più e dove fece famiglia e figli, in una vita laboriosa finita in una vecchiaia serena.
E da allora, ogni volta che l’estate passavo dalla strada che porta alla mia e alla sua casa, l’Americano mi salutava con il suo sorriso di uomo perbene, contento che la sua schiatta e quella di Veleno continuassero a calpestare quelle lastre di granito familiari, quella via di case addossate dove prima rumoreggiavano famiglie numerose, bimbi e fidanzati che andavano al cinema, finestre e portoni che ora si stringono nei ricordi e nel silenzio, diventate un passaggio tra i parcheggi e il mare e i ristoranti.
Non conosco la storia del suo soprannome passato ai figli Pietro e Mario e che ha fatto dimenticare ai marinesi il vero nome – Antonio - di un uomo mite, ma che nelle sue mani di vecchio aveva ancora la stessa vita del mi’ babbo che l’Americano deve aver conosciuto quando era ancora un ragazzo venuto dalla lontana Sicilia e che ha visto Veleno morire a 48 anni, in quelle mani che avevano tirato e tessuto reti c’era la stessa forza di una vita vissuta nel mare di isole.
E negli occhi dell’Americano, ad ogni saluto e sorriso, nelle poche parole che scambiavamo, spesso le stesse, c’era la serenità di chi la vita l’ha spesa bene, facendo quel che doveva e poteva. Una buona pescata.
Poi è arrivata l’ultima estate a prendere il sole e l’ombra insieme ai gatti del Vicinato. L’inverno è tornato e, mentre odorava già di primavera, lo ha colto sereno nell’altra sua Isola, per l’ultimo viaggio in un mare sconosciuto.
Umberto Mazzantini