"Arrivo al porto di Piombino sicura di prendere l’aliscafo delle 15.20 per Cavo, ma alla biglietteria di Toremar mi dicono che non naviga a causa del forte vento, allora chiedo un biglietto per il traghetto delle 15.30, ma nessuno sa dirmi se partirà, in effetti in banchina non c’è nessuna nave di Toremar. Alle 15.30 prendo una Moby che parte con mezz’ora di ritardo rispetto l’orario ufficiale. Un passeggero, intanto, mi dice che l’aliscafo Fabricia è fermo da alcuni giorni, mentre la Lora D’Abundo, il “nuovo” traghetto preso in affitto da Toremar poche settimane fa, con un po’ di mare non può viaggiare perché ha gli stabilizzatori che non funzionano".
Il post di Liria sul Vicinato rappresenta solo l'ultima di una serie di "specifiche" lamentele sul funzionamento dei servizi marittimi, "civili" proteste che ormai sono talmente frequenti da non costituire purtroppo notizia ... e qui sta il punto.
Già, perché quando da una situazione in cui si segnalano "episodici" disservizi si passa alla raccolta delle "storie di ordinaria follia" quando la certezza degli orari cede il posto ad uno stato di perenne casino è fatale che prima o poi nel cittadino viaggiante, spaesato da tariffe differenziate ma unite nell'esosità, vessato dal dover viaggiare su una serie di vecchie, e spesso lente, gottazzole riverniciate contrabbandate per "nuove navi", angosciato dal non avere la sicurezza di trovare il mezzo che ha programmato di prendere per passare in uno dei dei due sensi il canale, è fatale che prima o poi si ottundano le capacità (e la voglia) di protestare e perfino di incazzarsi.
Stiamo ormai gustando la pietanza cucinataci dal non compianto fu assessore regionale Conti e servitaci "riscaldata" dal suo emulo quel marameo birignao ceccobao che spesso ci fa sorgere l'interrogativo reso noto da Toto "ma ci sei o ci fai?" e quello più scoglioso del "ci sei venuto o ti ci hanno mandanto?" Dite allo chef che il piatto fa discretamente schifo, è immangiabile.
Questa strombazzatissima privatizzazione sta rivelandosi, come era facile prevedere, un grande successo armatoriale, ed una sconfitta dell'utenza, siamo ad una pulcinellesca "apertura al libero mercato" di un lucroso comparto nel quale prima operavano Mimì e Cocò e che ora con l'aggiunta di qualche ininfluente spizzicaiolo soprattutto stagionale, vede a banchina ugualmente Mimì e la bella Cocò che, portando in dote un cospicuo gruzzolo di soldi pubblici (di noios) però nel frattempo è stata sposata dall'avido Mimì.
Forse qualche genio dell'economia (fiorentino o di Brozzi) potrà dimostrarci come, in un contesto simile, potrà nascere quella concorrenza che, secondo i bardi del liberismo piddino, doveva condurre all'abbassamento delle tarffe ed al miglioramento dei servizi ....
E non risulta nemmeno consolatorio ricordare il "lassamoli fa' avessero a fa' peggio ..." che Beppe Tardò usava ripetere; peggio di così cosa si può ipotizzare?
PS
dopo aver letto i pezzi "auspicanti" di Giovanni e Pino sulle magnifiche sorti e progressive della Toremar in salsa cetacea montopolizzata, osservato che auspicio equivale a speranza, ci scappa proprio da parafrasare un detto locale "chi visse auspicando .. " sapete come termina no?