E’ moralmente inaccettabile festeggiare una condanna alla carcerazione di un essere umano, per quanto spregevoli possano essere gli atti che ha compiuto: e sono sicuro che chi, anche di straforo, abbia respirato l’aria della detenzione, abbia valutato veramente quanto pesante sia la privazione della personale libertà, concorda con quanto affermo.
Ciò premesso credo che sia consentito provare una civile soddisfazione quando (e non accade frequentemente) la giustizia riesce, ancor prima che a sanzionare in maniera adeguata chi ha violato la legge, portando ferite al civile convivere ed al territorio, a stabilire una verità storica, a ridare alla cittadinanza la certezza del diritto.
Per tornare ad un paragone un po’ forte usato qualche giorno fa, questa sera sento che almeno uno rivoli di merda che corrono sotto la crosta perbenista di quest’isola si è seccato e lo si può bonificare.
Non è andata sempre così in questi anni, forse qualche volta chi indagava ha preso cantonate, più frequentemente autentici famelici lupi sono riusciti ad indossare le spoglie dell’agnello sacrificale, o della vergine dal candido manto appena uscita dal casino di Madame Sitrì.
Dice Finardi che l’avere ragione non è un dogma statico né una religione, io ci aggiungo che per un giornalista è pure pericoloso, l’avere troppo spesso ragione impigrisce, ottunde la capacità di dubitare (anche delle proprie convinzioni) che, insieme alla curiosità, è la vera benzina di questo mestiere.
Tuttavia stasera mi manca di dire anche solo semplicemente “hai visto?” ad una compagna di mestiere, filosofia ed avventura, ad una donna di cristallo (trasparente, qualche volta fragile, ma capacissima di essere dura quanto tagliente) ad una brava giornalista che riusciva ad essere coraggiosa, solo come sa esserlo chi vince con la razionalità le sue paure, ad una ragazza che quando occorreva sapeva sputare alle stelle.
Al massimo credo avremmo ironizzato insieme : “Allora aveva ragione “certa stampa”!” e ci saremmo messi a parlare di qualcos’altro: di una curiosità, di un caso umano, di un politico ridicolo, di un’altra piccola o grande ingiustizia, perché domani c’è sempre un’altra pagina elettronica o cartacea da riempire.
Dedicato a Luana Rovini