Se qualcuno dovesse ritenere che l’argomento del quale intendo parlare non merita di essere indagato più di tanto mi scuso, ma per me e forse per qualche altro invece lo è, se non altro perché alle ultime elezioni ho votato, alla Camera, per SEL.
La telefonata recentemente pubblicata intercorsa fra il Presidente della regione Puglia Vendola e l’ufficiale di collegamento della famiglia Riva (proprietaria di ILVA) con le Istituzioni, ing. Archinà, mi ha colto di sorpresa, facendomi conoscere un aspetto di Vendola del quale non supponevo l’esistenza, non aderente al suo essere pubblico né gratificante per chi, ripeto, ha dato il voto al Partito del quale è Segretario.
Non vi sono sicuramente motivi tali da indurre loschi sospetti riguardo al rapporto fra i due personaggi, anzi Vendola, ad un accenno di Archinà relativo credo al Direttore dell’Arpat che stava diffondendo i dati sull’inquinamento prodotto da ILVA taglia correttamente corto dicendo più o meno - ognuno fa il suo mestiere -.
L’aspetto semmai deludente e, probabilmente capace di ridurre SEL a percentuali da prefisso telefonico, direbbe un comico genovese, se si votasse a breve (per magra consolazione si può ricordare che anche in mancanza di simili telefonate SEL non ha mai raccolto numeri troppo importanti) sta nello scoprire un Vendola piacione, cameratesco, quasi ammiccante verso quello che è il rappresentante di una azienda importantissima per l’economia della Puglia, ma anche carica di responsabilità per quanto riguarda i livelli di inquinamento dell’area tarantina. Un Vendola che definisce il giornalista al quale Archinà, con un guizzo da scippatore e la faccia di bronzo di un guappo cafonissimo ha strappato il microfono per evitare domande sui morti per tumore, una “faccia da provocatore” senza, di nuovo testualmente, “né arte né parte”.
Il Presidente della Regione successivamente si scuserà con il giornalista e addebiterà la sua amicalità nei confronti dell’interlocutore ad una specie di strategia funzionale alla trattativa con ILVA, trattativa finalizzata al mantenimento dei posti di lavoro e all’adeguamento degli apparati anti inquinamento degli stabilimenti. Purtroppo le scuse sono porte dopo la pubblicazione della telefonata e dunque suonano un po’ pelose.
Colpisce, malamente, di tutta questa vicenda miserella la poca consapevolezza che, almeno nell’occasione, il Presidente della Regione Puglia dimostra del suo ruolo istituzionale, l’eccesso di ilarità accondiscendente che l’episodio, penoso, dello strappo del microfono, suscita in lui, la richiesta di ricordare al padrone dell’ILVA che lui non si defila quando, nel caso, sarebbe stato più logico chiedere il contrario e cioè invitare la proprietà ILVA ad assumersi finalmente le responsabilità che le competono. Il confondere insomma il proprio ruolo di Presidente di regione con quello di membro di una élite all’interno della quale la disinvoltura, chiamiamola così, di certi comportamenti, viene benevolmente, a microfoni spenti, digerita o perlomeno tollerata.
Questa è la domanda per la quale non ho risposta. A cosa sia dovuta la scarsa considerazione che i nostri, anche i migliori, rappresentanti politici spesso dimostrano per i ruoli che ricoprono e nei confronti di coloro che, appunto, rappresentano, come se riconoscessero senza speranza, almeno nel loro privato, una subalternità irreversibile del potere politico nei confronti di quello economico.