Giocando con quelle ormai museali macchine chiamate flipper si tentava di non far finire la palla nella buca dove fatalmente era attratta dalla gravità, si “flippava” schiacciando freneticamente il pulsante di destra e di sinistra, si scuoteva il multicolore aggeggio, attenti però a non farlo troppo, altrimenti il flipper andava in “tilt” spengendosi e tutto era perduto, si respingeva la sfera d’acciaio talvolta resistendo anche qualche minuto, ma prima o poi ineluttabilmente anche l’ultima palla veniva ingoiata e si accendeva sul vetro la scritta “GAME OVER”, la partita era chiusa.
GAME OVER, oggi la partita parlamentare di un quasi ottantenne pregiudicato è finita, su questo flipper non ci gioca più. Intendiamoci, ricco come è, ha tantissimi gettoni con cui attivare altre macchinette, può divertirsi in mille altre maniere, ma qui ha perso.
Non c’è da gioire, non c’è da strapparsi i capelli, è accaduto qualcosa di assolutamente normale: smette di essere senatore (assenteista) della Repubblica un cittadino che, essendo stato giudicato responsabile di un crimine, ha perso i requisiti per esserlo.
Comprendiamo che ci sia chi crede ancora a dispetto di tutto (perfino della logica) che quanto oggi accaduto sia il frutto di un’orrenda macchinazione ordita da comunisti (ma chi sono? ma esistono?), forze dell’ordine e magistrati ai danni di un candido giglio, ciascuno è libero di credere ciò che vuole, pure che “Cristo è morto dal sonno”, ma, per favore, si abbia, se non il senso della misura nell’uso delle parole, almeno il buon gusto di non parlare di “dramma”, espressione che già abbiamo sentito in queste ore usare in maniera impudente.
- dramma è quello dei pensionati della seconda potenza industriale europea costretti a mettersi in fila per ottenere l’elemosina di un pane o un cartone di latte,
- dramma è quello dei 4 giovani su 10 che non hanno lavoro,
- dramma è quello dei sardi, ultimi privati di un tetto quando non uccisi, come prima di loro migliaia, dalla devastazione di un territorio,
- dramma è quello dei bambini campani morti di cancro, camorra e inquinamento,
- dramma infinito è quello delle nostre sorelle e fratelli migranti annegati nel nostro mare,
- dramma è quello di altri cittadini pregiudicati, ma molto meno garantiti, assistiti, serviti e riveriti di quello di che trattasi, spinti dalla disperazione a suicidarsi in quelle bolge infernali che sono le nostre carceri, e si potrebbe continuare a parlare pressoché all’infinito di veri urlanti drammi.
In fondo parafrasando Jannacci, l’Imperatore (cioè il Popolo Italiano nel nome del quale si pronunciano le sentenze) ha portato via al Reuccio, un bel castello (o una fetta di potere) di trentadue che lui ne ha, e il re piange, ma ben seduto sulla sella, e piange tante lacrime, ma tante che bagna anche il cavallo. “Povero Re! – recita la canzone - e povero anche il cavallo!”