I mai poco vituperati ed inqualificabili lavori di ristrutturazione della “Gattaia”, della Porta a Terra e delle mura che portano al forte Falcone, parlano e ci dicono che gli Enti preposti alla tutela ed alla salvaguardia dei beni artistici e culturali sono, quanto meno, di ampie vedute.
Stando così le cose, l’Amministrazione Comunale dovrebbe prendere la palla al balzo e proporre un piccolo intervento che sicuramente, non deturperebbe il monumento più di quello che è stato fatto con i lavori richiamati, ma renderebbe un buon servizio ai cittadini ed ai turisti automobilisti.
Non suoni come uno scandalo, perché scandalo non è. Il lavoro cui mi riferisco riguarda l’allargamento dell’apertura dell’uscita dalla Villa dei Mulini e dal Forte Stella, il cui attraversamento è obbligatorio ed unico quando viene chiuso il traffico della “Calata” e si deve arrivare nella parte bassa della città.
Io non credo che un allargamento di 50 centimetri snaturerebbe il complesso monumentale, per i posteri sarebbe sufficiente apporre una targa su cui scrivere: “l’apertura originale di cm. X, è stata portata a cm. Y” per ragioni di adeguamento alle moderne esigenze.”
Quando si impone un percorso obbligatorio sarebbe opportune verificare la fattibilità della percorrenza con un minimo di sicurezza.- Attualmente non è così: basta una macchina leggermente più grossa che spesso e volentieri si lascia la fiancata destra sulla colonna.- Questo succede anche ai bravi guidatori, come lo sono gli autisti del Comune, infatti basta guardare i segni e le ammaccature sulla fiancata destra del piccolo bus del servizio pubblico che per ragioni di servizio vi deve transitare, per averne conferma.
Sento già i lamenti delle sacre vestali protettrici dell’arte, ma sono convinto non abbiano ragione d’essere.- O si ha il coraggio (ben venga) di chiudere il traffico o, si deve rendere ragionevolmente percorribile la via indicata, senza dover ricorrere spesso e volentieri alle amorevoli cure del carrozziere.
Stefano Stefanini
Ci permettiamo di dissentire e non poco dal suggerimento: di "interventi sbagliati", sulla strutture murarie originali portoferraiesi ne sono già stati compiuti fin troppi.
Anzi, correndo il rischio di "scandalizzare" inseriamo tra questi anche il celebratissimo Palazzo dei Merli, col suo posticcio gotico-veneziano, del Coppedè (poi distrutto dalle bombe e sostituito dall'orrido scatolone ex Hotel Darsena) che rese per sempre illeggibile la continuità di linea del Cammin di Ronda con le sue "arcate" sulle Calate a mare fino, sempre di scatoloni ragionando, a quell'abominio architettonico pure da lei citato e definito "Gattaia" (con tante scuse per i gatti).
Va bene che alcuni paesaggi di grandissimo fascino, come quello offerto dal centro storico portoferraiese, sono frutto anche dei segni dell'uomo sulla natura, ma negli ultimi cento anni, in nome della modernizzazione e della mobilità, sono stati compiuti a Cosmopoli degli autentici crimini urbanistici, storico-monumentali, a far capo dalla colmata del Fosso del Ponticello ed alla conseguente demolizione della linea fortificata che vi insisteva, continuando con la eliminazione dell'antica piazza d'Armi divenuta poi "piazza ai giardinetti" fino ad essere l'attuale parcheggio intensivo all'aperto di Piazza della Repubblica, proseguendo con la bitumazione delle strade lastricate e continuando con le superfetazioni appiccicate come parassiti cementizi ai bastioni. Per tacere poi della voragine nelle mura costituita dal nuovo tunnel di Porta a Terra.
E' vero, che "se fossimo e se avessimo- come dicevano i vecchi- era il patrimonio dei coglioni", ma se, in nome e per conto della sacra "mobilità", si fossero sacrificate meno struttrure, indubbiamente disporremmo di un centro storico più affascinante e vivibile di quello ancor notevole di cui possiamo godere.
L'amara realtà è che non si doveva "veicolizzare"una città pensata e realizzata per essere raggiunta via mare, a piedi, o con mezzi a trazione animale al massimo.
Ormai c'è solo da salvare il salvabile, da recuperare per quanto è possibile impianti originari (come ad esempio i lasticati) sostituire le parti in degrado con materiali originali elbani e compatibili e limitare sempre di più il traffico, ovverosia consentirlo solo a mezzi a minimo impatto e dalle dimensioni commisurate agli angusti ambienti architettonici preesistenti.
Perdoni il cinismo ma, delle strusciate sulle fiancate di chi se ne va con i SUV in via Ferrandini, non ce ne può frega' di meno.
Sergio Rossi