Ora c’è un proverbio (diffuso in tutta Italia, abbiamo raccolto pure una versione brianzola) che in ferajese suona: “San Giovanni ‘un vole scherzi né inganni” ma dalle parti della omonima località, dove peraltro abbiamo abitato per qualche annetto, se non inganni qualche scherzo da prete l’hanno organizzato.
Cominciamo dall’incomincio: è nota la nostra pervicace avversione al cemento, specie sparso sulle coste, ed il nostro retrò-pensiero sulle “sistemazioni ambientali” sostanzialmente riconducibile allo “stevano bene come stevano pendiconi come d’ereno”, così quando incominciammo a sentire parlare di “Approdo di San Giovanni” avvertimmo un brivido lungo la schiena (che sarebbe la maniera educata per dire che ci pareva di senticcelo sdrucciola’ tra le mele) .
Provarono a tranquillizzarci, ma no, non sarebbe stato un intervento impattante, si trattava soprattutto di dare albergo a gozzi, pilotine e barchetti vari locali, in un quadro di razionalizzazione delle risorse: si usa più turisticamente la Darsena e così si dà un po’ di fiato al boccheggiante centro storico di Mortoferaio. In fondo poteva essere anche un’idea, nemmeno tanto malvagia.
Poi però, con lo scorrere del tempo quell’affare sangiovannino prese a “fetere” e non poco di operazione completamente diversa: una sciocchezzuola da centinaia e centinaia di posti barca, con “liste d’attesa” lunghe come la camicia di Meo e zeppe di foresti, nuova viabilità, megaparcheggi, scuolette spostate, volumi a terra in quantità e ‘n culo al pensionato, che se stava bono, gli davano un posto, ma in fondo e in tera eh! che così ogni volta che tornava da totana’ gli toccava ala’ la barca; insomma dopo la Darsena e quello dell’esaomme il terzo porto turistico ferajese.
La vedevamo sempre peggio, anche perché contro questa tontìata ci pareva di essere rimasti mimì, cocò e iL non nominabile terzo: Legambiente, noi, e lo zoccolo duro degli “indigeni” sangiovannini.
Il comune sembrava pronubo, in regione regnava il portificante Conti, al PD quell’idea era diventata, se non proprio cara, almeno caricchia, (oppure viceversa), ‘nzomma sembrava che “bastasse spinge’” e San Giovanni era ito.
Però, quando si dice la scarogna, non ti cambia il timone in regione? Alla presidenza al tentennante Martini succede Rossi che dopo l’alluvione se ne esce tomo-tomo cacchio-cacchio con un perentorio: “Pochi discorsi e boni.. di qui in avanti nelle zone esondabili ‘un ci si costruisce più un cazzo nulla!” che probabilmente lungo schiene diverse dalla nostra fece correre il “brivido” di cui sopra. E al “territorio” non ci finisce una come la Marson che è onesta, capace e meritevole? E all’ambiente ‘un ci va la Bramerini che (al contrario di qualche suo predecessore) quando apre bocca capisce lei, e si intende anco noi, quello che dice?
Si rimbussola tutto e alla fine il Comune, doppo ave’ fatto un po’ il gatto tra le botte, sentenzia: “Niet! Niente porto turistico … ci si fa un punto d’ormeggio …”
Similitune: Tal come un veltro già salivante e pregustante l’osso di prosciutto, sul quale pensava già di stringere la bramosa bocca, a cui viene sottratto con ratta mossa l’oggetto del desiderio, di rabbia schiuma ed alti latrati al ciel fa risonar … gli inchiappettati di turno si so’ incazzati come iene … e il resto è in cronaca di oggi …
Sarà perché San Giovanni ‘un vole né scherzi né inganni?