Una voce gentile e foresta mi chiede se posso rispondere a qualche domanda in vista delle elezioni, rispondo con un sì di rassegnata preoccupazione, ricordandomi l’ultima volta che sono capitato tra le cieche grinfie di un serio istituto di ricerca, il cui operatore non mi mollò per minuti 45, ma sbaglio, perché stavolta tutto si compirà senza darmi il tempo di schiacciare la cicca della sigaretta che ho acceso.
Sostanzialmente vogliono sapere se sono per caso ferrarista o mariniano: rispondo che tra i due preferisco di gran lunga Beyoncé, che è dotata pure di un timbro vocale che mi affascina. Spunta il nome di Giuliano Fuochi, rispondo che è un amico, ma che se dichiarassi che lo voto, lui stesso si rotolerebbe in terra dalle risate.
La rilevatrice incomincia a pensare che la stia un po’ prendendo per il culo … ma paradossalmente il sospetto (fondato) diventa certezza, quando gli fornisco la prima risposta seria, sulle mie costumanze religiose, dicendo che sono agnostico, termine di cui alla fanciulla sfugge il significato; l’intervista là si chiude.
Ma non passa un’ora che mi arriva una telefonata pressoché identica, contesto che mi hanno già chiamato, dopo qualche secondo di silenzio mi si precisa che così non è che loro sono altri. E’ vero, lo schema delle domande è un po’diverso, ma la sostanza la stessa.
Mi appresto ad essere ri-sondato con lo stesso entusiasmo di chi si prepara ad una colonscopia, ma mi torna allora alla memoria Teodolindo (poi ci torno), e rispondo mentendo in maniera spudorata ad ogni domanda.
In un pomeriggio di una caldissima primavera di molti anni fa ero seduto accanto a Teo, fuori del Bar Roma lato piazza, nel suo “ufficio”. Impazzava una campagna elettorale anche allora, e nel giro di due ore scarse, Teo parlò con tre candidati (di liste diverse), assicurando ciascuno che avrebbe votato per lui; ma il bello stava nella apparente convinzione con cui lo affermava, e le motivazioni che portava a supporto delle diverse “sincere” scelte.
Liquidato e soddisfatto l’ultimo, Teo, aprì il Corriere Elbano, scorrendo con le sue enormi dita i nominativi di una quarta lista (allora tutti i partiti ne presentavano una).
“Dunque … questo è tonto… questo è anche più tonto… questo è furbo, ma fammi senti’ se c’ho sempre il portafoglio in tasca, questo … - e alzò gli occhi verso un tizio che si era avvicinato al tavolo - questo sto zitto perché è tu' parente!”