Io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite
Francesco Guccini - Addio
This is the end, beautiful friend.
This is the end, my only friend.
The Doors - The end
Questo è il mio ultimo scritto.
Sono ormai dieci anni che scrivo post e interventi. Dieci anni. Un quarto della mia vita. Ed è giusto che un periodo così lungo lo si guardi in faccia. Come si dice con una formula abusata: si faccia un bilancio.
Scusate se indulgo ancora un po' nell'autobiografia, ma è solo per giungere al sodo fra poco. D'altra parte quando si arriva a quarant'anni, l'età che piaccia o non piaccia (e sicuramente non mi piace) rappresenta la metà dell'avventura, un po' di conti anche con la propria vita li si deve fare.
Ho sempre avuto la percezione che dopo la pubblicazione di uno scritto la maggior parte dei lettori si soffermasse sul “personaggio andrea galassi”, o sullo stile più o meno gradevole. Ma non sull'essenziale: i contenuti. È successo nei primi tempi quando scrivevo sul blog camminando. E me ne sono allontanato quando il motivo di discussione diventavo io e non quanto scrivevo. È successo quando ho avuto un blog tutto mio, e l'ho chiuso quando iniziava a funzionare. Perché ho sentito che intorno a esso c'era più l'entusiasmo dei fans che l'idea di uno spazio del libero pensiero.
Bene, devo prenderne atto come di una sconfitta da parte mia. Perché io non sono un personaggio, né un attore o una rockstar che deve infiammare il suo pubblico. Non mi interessa il facile applauso per la bella performance. Preferisco la dura contestazione a una mia idea: almeno so che essa ha scosso la coscienza di qualcuno.
Ed è sempre stato questo a far nascere i miei scritti: scuotere le coscienze contro uno stato di cose che non mi piaceva affatto. E qui nasce la seconda sconfitta. Posso anche aver sensibilizzato gli ideali di qualcuno, ma questo non è servito assolutamente a niente. Infatti cos'è cambiato in questo lungo arco di tempo all'Elba? Nulla.
Ho commentato e fatto proposte per tre campagne elettorali, compresa quest'ultima. Solo per accorgermi di scrivere ciclicamente le stesse cose: di politici da poco che ricicciano di continuo, di un sistema che propone il solito trito spettacolino vecchio di decenni, del politicismo da pollaio più deteriore, per non parlare dell'aperto clientelismo.
Sono stufo del sistema informativo elbano, dilettantesco o autocensorio, nel migliore dei casi; sponsorizzato o acritico verso i ras locali, nel peggiore. Sono disgustato della cultura di violenza e rapina verso il territorio, di quegli autentici stupratori dell'ambiente e della bellezza ai quali quasi nessuno chiede conto dei loro danni, e anzi da alcuni sono giustificati.
Ma quel che è peggio è che, come canta Gaber, “mi hanno tolto anche il gusto di essere incazzato”.
Non me la sento di continuare a scrivere solo per il gusto di riempire un foglio bianco di frasi più o meno azzeccate. Troppi e troppo spesso in quest'isola lo fanno. Anche di questo sono stufo: di proposte sensate o demenziali, quasi tutte irrealizzabili o propagandistiche, spesso solo esercizi di mero e irritante autocompiacimento. Mi dispiace, ma non ne posso più dei ragionamenti sul nulla.
È giunto il momento di non sprecare più altro tempo o parole. Per parlare di cambiamento ci vuole entusiasmo. E alla soglia dei quarant'anni entusiasmo e ottimismo scemano di brutto rispetto a quando si aveva trent'anni. Spero che altri riescano nella battaglia del cambiamento. Spero che ci mettano tutta la loro energia giovanile. Ma auguro loro anche che siano supportati dalla loro generazione, perché all'Elba solo uno slancio collettivo di idee fresche ribalterà il tavolo.
Good night. And good luck.
Andrea Galassi