Alta tensione nel carcere di Porto Azzurro, dove questa mattina un detenuto, di nazionalità tunisina, ha dato in escandescenza e turbato l’ordine e la sicurezza della struttura penitenziaria aggredendo uno degli Agenti di Polizia Penitenziaria in servizio in una sezione del Terzo padiglione detentivo. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Il detenuto era stato fatto uscire dalla cella per consentirgli di fare la doccia”, spiega il segretario generale del SAPPE Donato Capece. “Trascorso molto tempo dall’uscita della cella ed essendovi anche altri detenuti che dovevano lavarsi, l’Agente ha richiamato il ristretto straniero, che noncurante dei richiami si attardava nel locale doccia, sfidando il poliziotto. A seguito di ulteriori richiami dell’Agente di Polizia Penitenziaria, il detenuto improvvisamente si avventava contro il collega, scaraventandola a terra e facendogli sbattere la testa a terra più volte. Il collega è rimasto ferito e si è reso necessario accompagnarlo al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Portoferrario, da dove è stato dimesso con una prognosi di 9 giorni . A lui va la nostra vicinanza e solidarietà”.
Da qui la richiesta del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria al Ministro della Giustizia Orlando e ai vertici dell’Amministrazione centrale: “Sono anni che sollecitiamo di dotare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria di strumenti di tutela efficaci, come può essere lo spray anti aggressione recentemente assegnato – in fase sperimentale – a Polizia di Stato e Carabinieri. Sono decine e decine le aggressioni subite da poliziotti penitenziari in carcere dall’inizio dell’anno. Cosa aspettano il Ministro della Giustizia Andrea Orlando e il Capo DAP Santi Consolo ad adottare adeguati provvedimenti per garantire la sicurezza e la stessa incolumità fisica degli Agenti che lavorano in carcere?”.
Pasquale Salemme, segretario regionale SAPPE per la Toscana, evidenzia che, nei dodici mesi del 2014, nel carcere di Porto Azzurro si sono contati “tre tentati suicidi di altrettanti detenuti, sventato in tempo dalla Polizia Penitenziaria, 34 episodi di autolesionismo (ingestione di corpi estranei, chiodi, pile, lamette, pile, tagli diffusi sul corpo e provocati da lamette), 16 colluttazioni. Quello di Porto Azzurro è un carcere abbandonato a se stesso, senza un direttore titolare, con Funzionari di Polizia Penitenziaria assenti perché distaccati in altre sedi o in congedo, e il comando del Reparto di Polizia affidato ad un Ispettore. E questi gravi problemi li sa da tempo il Provveditore penitenziario regionale della Toscana che però non ha adottato e non adotta alcun provvedimento, che invece è necessario e urgente”.
Capece evidenzia infine come l’aggressione nel carcere di Porto Azzurro sia “sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E che a poco serve un calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro, se non si promuovono riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, come ad esempio l’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”.
Sappe - Roma