"Finalmente - scrive Romano Bartoloni - l'ASA ha rotto il muro dei silenzi sull'emergenza idrica, riconoscendo che la situazione è critica e che l'acqua non ce ne è abbastanza per soddisfare tutti finchè la presenza dei turisti rimarrà così massiccia". Considerazioni a margine di Elbareport.
Caro Direttore,
finalmente l'ASA ha rotto il muro dei silenzi sull'emergenza idrica, riconoscendo che la situazione è critica e che l'acqua non ce ne è abbastanza per soddisfare tutti finchè la presenza dei turisti rimarrà così massiccia.
Ed è costretta ad ammettere che, per insufficienza di pressione, è quasi impossibile raggiungere gli utenti che vivono in cima ai paesi di montagna. E' indubbio che l'ente erogatore ha avuto ed ha grandi meriti nel salvare il salvabile perdurando l'eccezione siccità.
In analoghe circostanze, le gestioni casalinghe di altri tempi si sarebbero già arrese. Inoltre, come posso testimoniare, il numero verde raccoglie con infinita pazienza proteste e reclami persino nei giorni festivi.
Da parte mia, mi sono permesso di segnalare come, invece, sia possibile rifornire anche i consumatori più lontani regolando il flusso dell'acqua con le chiusure alternate delle saracinesche che esistono da sempre nei paesi proprio con lo scopo di assicurare una fornitura con equità e nel rispetto dei contratti di servizio. Le mie osservazioni sono state registrate domenica scorsa con l'impegno di provvedere. Cosa, purtroppo, che finora non è accaduta.
Romano Bartoloni
Caro Romano
Prendo atto che mentre si registrano ancora situazioni di sofferenza (anche se Asa ha garantito almeno una giornata di erogazione ogni tre giorni in ogni zona, mi segnalano ad esempio la profonda criticità che ha dovuto patire la Zanca) qualcuno ha preso ad ascoltare i cittadini, non è moltissimo per chi ha i rubinetti in secco, ma è qualcosa che almeno ci fa sentire meno "sudditi".
Ciò premesso, a rischio di annoiare, anche io faccio due osservazioni: la prima è relativa alla principale risorsa idrica aggiuntiva di cui ci dovremmo dotare che potrebbe essere individuata in una generale "politica del risparmio" in cui le amministrazioni con investimenti ed i cittadini-utenti con i comportamenti dovrebbero essere coinvolti.
Senza disporre di cifre ma "a occhio" sono straconvinto che:
- spingendo sulla differenziazione tra gli usi idrici potabili e quelli non potabili, previi il trattamento ed il recupero dei reflui e l'installazione, come accade da tempo in molti paesi civili, di doppie reti (anche domestiche, ma soprattutto nelle strutture della ricettività),
- portando avanti il progressivo rinnovo delle condotte-colabrodo che ASA si è trovata a gestire,
- continuando a realizzare depositi ed invasi "compatibili", e procedendo di pari passo con la cura e la "rinaturalizzazione" del reticolo idrogeologico e dei fossi,
l'acqua di quest'Isola, anche in periodi di punta della domanda non sarebbe mancante o quanto meno l'aiuto "continentale" della condotta sottomarina (ogni tanto è bene ricordare agli "elbaglielbisti" di professione, che ci ciucciamo l'acqua dei piombinesi, comunisti, cinici e bari) sarebbe più che sufficiente.
Come dire, Romano, che, ancora una volta, e qui siamo alla seconda osservazione, sul banco degli imputati, c'è il modello di sviluppo, retrogrado fino alla cecità, imperante in un'isola già ai suoi limiti di sostenibilità del carico antropico, dove un noto politico può giungere a vagheggiare (vaneggiando) il raddoppio dei residenti (e magari pure il raddoppio dei temporanei ospiti?) ed essere perfino preso sul serio, mentre esterna queste futurologhe incommensurabili favate, dai suoi "pari".
Un modello del "tutti a bordo della zattera di pietra" del "più siamo meglio stiamo" tanto i registratori di cassa tintinnano, e chi se ne fotte se poi non si dispone di servizi di trasporto, di servizi viari, di servizi sanitari, di servizi energetici ed (appunto) idrico-fognari in grado di reggere l'impatto, calcolando che alcuni dei servizi citati (come le strade, le condotte, le reti energeniche, i servizi sanitari) sono necessariamente "rigidi", e debbono essere commisurati non alla media delle residenze e delle presenze, ma alle loro punte, pena il moltiplicarsi dei casini, pena l'eterna emergenza non solo idrica.
Gli elbani dovranno rendersi conto della realtà, dovranno svegliarsi prima o poi, tanto se non lo faranno da soli, a buttarli giù dalla dondolante amaca sarà il mercato, che marginalizza ed espelle progressivamente chi non sa interpretare le sue richieste, e spero di sbagliarmi, ma penso che sarà una violenta "patta pe' le tere", ed una tragica "musata".
sergio rossi