Secondo quanto affermato da diversi media (Dagospia, La Repubblica, il Tirreno) L'armatore Vincenzo Onorato si è trovato al centro di una spiacevolissima vicenda.
Nella notte dello scorso 12 Gennaio le due figlie minorenni dell'imprenditore (rispettivamente 13 ed 11 anni ) sono fuggite dall'abitazione milanese del padre nella notte, (non prima di aver dissimulato il loro allontanemento, nascondendo sotto le coperte dei loro letti dei cuscini).
Le due scappate da casa del genitore (al quale erano state affidate per decisione del tribunale) andavano a rifugiarsi nell'abitazione della madre Lara Ciribì, separata dall'imprenditore ed impegnata in una lunghissima causa di divorzio da questi richiesto.
La Signora Ciribì, alla quale le minori avevano dichiarato di essere state percosse, chiedeva l'intervento della polizia, e proprio agli agenti una delle due bambine faceva ascoltare un file audio registrato con un telefonino, che riproduceva appunto i rumori di quella che era una scena verosimilmente verificatasi nella casa paterna (dove era presente anche un terzo figlio di nove anni ).
Una registrazione nella quale si udivano gli insulti del padre (parrebbe rivolti anche alla - assente - madre) ed altri suoni interpretati come botte inferte alle due ragazzine.
Preso atto di tanto i poliziotti contattavano il magistrato che disponeva il temporaneo affido delle due minori ad una comunità, della quale sono tuttora ospiti.
In precedenza la decisione del giudice di affidare ad Onorato (è raro che si opti a favore del genitore maschio) la custodia dei tre figli, era scaturità dal fatto che la coniuge era stata condannata (negli USA) a dodici mesi di reclusione in un processo per spergiuro.
Proprio la pena riportata dalla Ciribì all'estero aveva fatto decidere la magistratura italiana a comminargli anche l'interdizione di contattare le figlie "se non in sede dedicata e ptrotetta ed alla presenza degli assistenti sociali"
L'armatore ha nell'immediato espresso la convinzione che la fuga da casa delle due figlie fosse stata in realtà organizzata dalla madre, dichiarando successivamente di essere stato oggetto di una operazione di continuo discredito della sua figura condotta presso le figlie.