Era stato arrestato qualche giorno fa per detenzione di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente ed il possesso di un’arma da guerra. In virtù del suo stato di incensuratezza (tutte le sue vertenze penali sono in trattazione presso il Tribunale) Enrico Calcagno aveva chiesto ed ottenuto di scontare la sua pena presso la più comoda dimora abitativa anziché all’interno del carcere di Livorno ove era stato portato, nell’immediatezza, dai Carabinieri che lo avevano arrestato. Il giudice del Tribunale di Livorno, accogliendo la richiesta, aveva disposto a carico dello stesso la misura degli arresti domiciliari con le conseguenti limitazioni fra le quali quelle di non frequentare altre persone al di fuori dell’ambito strettamente familiare e, chiaramente, nessun pregiudicato o persona ritenuta controindicata.
Già al primo controllo, la stessa sera, da parte dei Carabinieri, il Calcagno veniva trovato in compagnia di amici e la stessa situazione è stata registrata dai militari l’indomani, in barba quindi al rispetto delle decisioni formulate dai magistrati livornesi. A questo punto i Carabinieri campesi hanno segnalato gli episodi al Giudice che aveva disposto gli arresti domiciliari il quale ha immediatamente sospeso l’applicazione della misura cautelare più lieve sostituendola con quella ben più afflittiva della custodia in carcere.
Nella mattinata di ieri i Carabinieri hanno provveduto nuovamente, a distanza di soli sei giorni, ad accompagnare l’uomo alle “Sughere” di Livorno ove tuttora si trova recluso a scontare la sua pena.