Anche se Vigili del Fuoco, Protezione Civile, personale dll'Unione dei Comuni delle Colline Metallifere e forze dell’ordine stanno facendo un ottimo lavoro, mettendo in campo un impegno notevole, gli incendi scoppiati – per incredibile disattenzione o dolo – negli ultimi giorni all’Isola d’Elba fanno temere che, complici la siccità e il cambiamento climatico, si ripetano quelle terribili estati durante le quali dei delinquenti misero a fuoco la nostra isola.
Le proposte di Legambiente
Per un’efficace opera di prevenzione degli incendi, è fondamentale il ruolo dei Comuni, sia per una capillare opera di informazione sui comportamenti corretti da tenere, rivolta a turisti e cittadini (della quale non si vede traccia), sia per sospendere con apposite ordinanze ogni tipo di attività lavorativa che possa comportare - come sembra successo al Volterraio - la possibilità di appiccare involontariamente un incendio.
Ci pare necessaria una riunione operativa tra tutti gli enti interessati, a partire dal Parco Nazionale, per affrontare subito questa emergenza informativa/comunicativa.
I Comuni devono anche realizzare e aggiornare costantemente il Catasto delle aree percorse dal fuoco, finalizzato alla predisposizione dei vincoli di uso dei suoli, al fine di impedire speculazioni economiche sulle aree dove si siano verificati incendi, così come previsto dalla legge 353/2000.
Inoltre, il ruolo degli Enti locali appare prioritario nelle attività di prevenzione degli incendi attraverso la cura e tutela del territorio e delle aree boschive, attraverso lo studio e la predisposizione di misure di mitigazione del rischio.
A livello più ampio, per Legambiente è fondamentale che si definisca al più presto una politica di adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso adeguate politiche forestali. Occorre poi rafforzare il sistema dei controlli e degli interventi delle Forze dell’ordine nei confronti dei criminali che appiccano gli incendi. Oggi, oltre il delitto di incendio doloso di cui all’art. art.423 bis del codice penale, si può e si deve applicare la legge sugli ecoreati (la n.68/2015) e in particolare il reato di disastro ambientale secondo quanto previsto dall’art. 452 quater del codice penale, uno dei nuovi delitti introdotti dalla legge, che usa la mano dura contro chi attenta alla salubrità degli ecosistemi, incrementando le pene fino a 15 anni di reclusione più le aggravanti.