Una vicenda che può sembrare bizzarra per le modalità di svolgimento ma che di fatto evidenzia come le difficoltà economiche aguzzino, talvolta, in modo illecito l’ingegno, con conseguenze, però, ben diverse di quelle sperate.
I fatti risalgono ai primi giorni del mese di Gennaio 2012 quando una banca espone alla Stazione Carabinieri di Campo Elba che una donna del posto, al fine di evitare il protesto di un assegno di 1500 € da lei emesso, ha presentato, presso l’istituto di credito, un atto di quietanza in cui il beneficiario del titolo sottoscriveva di aver già ricevuto, da quest’ultima, un pagamento di pari importo.
Fin qui nulla di anomalo. A un controllo accurato dell’atto da parte del personale della banca, però, non sfugge un particolare: la firma asseritamente apposta in calce alla quietanza risulta palesemente diversa da quella sulla girata dell’assegno.
I militari fanno a questo punto partire le indagini e gli accertamenti necessari che permettono di appurare che la donna (o chi per essa) non si è limitata solo a riprodurre indebitamente la firma dell’ultimo giratario dell’assegno ma si è spinta oltre, contraffacendo il timbro del sigillo notarile che avrebbe dovuto attestare l’autenticità dell’atto di quietanza e realizzando ciò, presumibilmente, attraverso un comunissimo programma di fotomontaggio.
A questo punto i Carabinieri segnalano la responsabile del falso all’Autorità Giudiziaria di Livorno alla quale si dovrà rispondere di contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione o certificazione, a rischio di condanna sino a due anni di reclusione e 800 € di multa.
L’invito dell’Arma è quello di prestare sempre molta attenzione all’ utilizzo delle applicazioni informatiche che, seppur di facilissima reperibilità e facile impiego, se usate indebitamente possono costituire strumenti di reato con conseguenze che superano di gran lunga l’eventuale illecito vantaggio che se ne può conseguire.