Un senso di forte stordimento mi ha assalito ieri dalle 6 e 30, e stamani non migliora molto. Il cellulare aveva suonato e una comunicazione diceva: "Il nostro don Gianni Mariani stanotte è tornato alla Casa del Padre".
Un male dentro, nel cuore, una sensazione simile a quando persi mia madre e poi mio padre; un senso di vuoto e qualcosa di più. Mi è parso d'esser morto un po' anche io, mi sono sentito annientato.
Cose da noi di fede imperfetta, per Gianni inizia invece la vera vita. E' però pesante perdere un prete amico e di soli 63 anni. Lo facevo ingenuamente immortale.
In realtà era ormai certo che la parrocchia di San Giuseppe di Carpani stava per perdere il suo parroco: la lunga malattia, a cui lui non aveva mai dato soddisfazione, aveva il sopravvento. E qualcuno, ieri, nella sua chiesa, con lui esposto nella sua bara, ha fatto notare la coincidenza. Lui, Gianni, in realtà si chiamava Giovanni Battista e si è spento proprio il 24 giugno, giorno del suo onomastico.
A settembre dello scorso anno tornò dopo cinque mesi di ospedale fuori Elba e alla fine di una messa apparve e un lungo applauso lo accolse.
Ci disse: «Sono tornato a casa e ringrazio tutti per la vicinanza e le preghiere. Cinque mesi in ospedale sono stati duri. Ora piano piano riprenderò la mia missione pastorale, arrivando a dire messa. Mi piacerà incontrarvi anche a livello personale per riprendere il nostro discorso interrotto. E pregate ancora per me, ne ho bisogno per la mia salute e come prete».
Lo conobbi prete giovane a fine anni settanta o inizi degli ottanta, la memoria non aiuta, tra i banchi della media Giusti di Marina di Campo, forse sostituiva un altro docente di religione. Gianni si presentò col suo accento lombardo, simpatico e allegro al punto giusto, ma ben determinato nella sua missione. Avevamo idee scolastiche in sintonia. “Un altro prete sulla mia strada” mi dissi. Don Nesi al villaggio scolastico sperimentale di Corea a Livorno. Poi Barbiana con i ragazzi di don Milani. Gianni era di quella pasta e l'ho visto crescere nel suo impegno religioso e sociale, dedicando la vita ai più i bisognosi. Fui presente quando arricchì la chiesa di San Gaetano a Marina di Campo con le 16 tele donate da Italo Bolano, sulla vita di Gesù e in quella parrocchia rimase per 18 anni. Intanto aveva servito un po' in tutte le chiese dell'ovest elbano, e di certo si gustò la crescente bravura della locale Schola Cantorum. Poi diventò portoferraiese nel 1983, dove era stato ordinato sacerdote, a San Giuseppe, nel 2009. Sostituì un altro prete importante, anche lui deceduto qualche mese fa, don Giorgio Mattera. Don Mariani, infatti, aveva celebrato da non molto i 10 anni di permanenza nella chiesa della Sghinghetta e purtroppo quella festa è stata in pratica l'ultima che ha vissuto.
Ho poi consolidato la bellezza della sua amicizia dal 2016, grazie a Paolo Berti che mi convinse a far parte del coro parrocchiale nella chiesa dell'ex giovane lombardo. Trovai un don Gianni ovviamente ben più maturo, purtroppo malato, però mai domo e impegnato anche con la mensa dei poveri, tutti i giorni feriali, con i volontari della San Giuseppe onlus e quelli della Caritas. Grazie alla generosità di vari enti sostenitori è riuscito a dar da mangiare a 30-40 bisognosi ogni di e in certe occasioni a molti di più. Poi, altra faccia della sua generosità, l'ospitalità annuale della sua parrocchia ai bambini eredi del disastro nucleare di Chernobyl, oltre a dare vestiario e cibo a chi non ce la fa. E visto il mio impegno nel giornalismo, in questo ultimo anno mi ha chiesto di agire da addetto stampa della parrocchia. Un onore per me. Chiudo questo sfogo, ricordando un impegno rimasto incompiuto e mi propongo di portarlo avanti.
Con lui, la Caritas e il mio circolo Pertini, ci eravamo mossi, un paio di anni fa, per creare una mobilitazione dell'isola, delle istituzioni, sul bisogno di realizzare un Centro di accoglienza temporanea per persone senza tetto, donne in difficoltà e simili. Sull'isola crescono i poveri e un primo appello lo aveva già fatto don Marcolini. Scrivemmo quindi una lettera ai sindaci elbani ed altri enti, per avere un incontro, lettera firmata anche da don Gianni e dalla Caritas, ma nemmeno mezzo sindaco rispose. Rimanemmo ovviamente delusi, avevamo studiato la cosa per un anno, e lo feci notare su questo giornale. Don Gianni non si meravigliò e mi disse che lui sarebbe andato avanti lo stesso per raggiungere quell'obiettivo. Beh, non può più farlo. Ma possiamo insistere noi su tale strada e la lettera ripartirà. Taceranno di nuovo i sindaci? O accetteranno di fare questo terribile incontro. Un secondo flop darebbe all'isola una bruttissima etichetta.
Oggi, 25 gugno alle ore 17, abbiamo l'ultimo saluto a don Gianni nella sua chiesa. Un arrivederci. Il coro canterà per lui, per quanto possibile, con gioia, sapendo per certo che a lui non piacevano canti tristi: qualcuno lo ha definito in modo azzeccato uno scanzonato. Ce ne fossero. Ora quell'ex giovane prete lombardo, ha finito davvero di soffrire per i duri aspetti portati dalla malattia e ha raggiunto proprio la casa del padre. Sta già festeggiando.
Stefano Bramanti