Ore 4:45 di una notte estiva qualunque, a Portoferraio. Sono a letto, naturalmente, e dormo di un sonno profondo quando avviene l'esplosione. Non me ne accorgo quasi, addirittura arrivo a pensare che sia caduto uno dei miei gatti sulla tettoia, ma la tachicardia che mi viene quasi subito mi fa presagire che non è così. Infatti, dopo qualche altra ora mi sveglio e scopro quanto è accaduto, a neanche 300 metri da casa mia: il crollo di una palazzina, un morto accertato, uno probabile, feriti. Ci penso un po', prima di decidere se è il caso, come da prassi, di andare a vedere cosa è successo, anche per paura di essere di intralcio alle operazioni di soccorso che già erano in atto da diverse ore. Mi consulto con Sergio, decido che è il caso e mi avvio, in salita, verso il luogo che ancora non so bene quale sia. Dopo poco, la presenza di auto della polizia, dei carabinieri, dei vigili, mi avvisa che sono arrivata. Mi avvicino con cautela alle persone presenti, qualche curioso, qualche vicino di casa che non ha più dormito dal momento dell'esplosione, fino a che polizia e vigili del fuoco non decidono di far passare noi giornalisti (anche se per me ancora non è proprio il termine adatto) e di farci avvicinare alla casa crollata in tutta sicurezza.
Mi trovo quindi in uno spiazzo ombreggiato da dove posso vedere sia un lato della casa, quello rimasto più o meno intatto se non fosse per quel tetto che è diventato concavo e per i calcinacci evidenti, sia i Vigili del Fuoco che, sotto, lavorano per mettere in sicurezza ulteriore il luogo e poter iniziare le ricerche della donna dispersa. Non ci sono, in quel momento, molte probabilità che sia viva ma ancora una piccolissima speranza rimane. I cani dell'unità cinofila, uno alla volta, entrano da una passerella piccolissima e fanno sopralluoghi fin dove possono arrivare, ma non abbaiano né segnalano alcunché.
Intanto parliamo e chiediamo notizie al Comandante dei Vigili del Fuoco di Firenze, disponibilissimo, e al questore. Parliamo anche con il sindaco di Portoferraio, presente lì da quasi subito. Si capisce che la situazione è complicata, che i feriti gravi son stati trasferiti in ospedali con competenze in ustioni serie. Chi fossero, che facessero nella vita, i gradi di parentela e di amicizia. La casualità del trovarsi in vacanza e morire. Il miracolo di uscire illesi da una cosa del genere, come è capitato ad Andrea Ferrari e alla sua famiglia che, gentilissima, ci racconta dal suo punto di vista l'accaduto mantenendo una calma rassegnata che io, francamente, non avrei avuto. Noto che loro figlio cammina scalzo sullo sterrato, segno che non ha probabilmente avuto neanche il tempo di mettersi le ciabatte. Non è, per me, il grosso che colpisce: sono i particolari minimi che mi fanno rendere conto di quello che è successo realmente. E' il pompiere che imbragato si cala dall'alto per imbragare a sua volta il tetto assieme ad altri, in modo da cercare di sollevarlo e poter finalmente entrare dentro il piano collassato e cominciare a cercare la donna dispersa.
Passano le ore, il sole comincia a picchiare forte mentre i pompieri cercano di imbragare il tetto della casa per sollevarlo e cominciare a scavare tra le macerie in modo sicuro. L'operazione è delicata e richiede tempo, mentre sullo spiazzo si avvicendano le forze dell'ordine gentilissime e disponibili con tutti. Portano anche dell'acqua per tutti. Io cammino piano, silenziosa, con l'orecchio teso a percepire se ci sono novità. Ce le fornisce l'addetto all'ufficio stampa dei Vigili del Fuoco più o meno ogni mezz'ora con una professionalità veramente encomiabile, soprattutto quando il tetto imbragato crolla su se stesso lasciandoci ammutoliti mentre si diffonde nell'aria la polvere dei calcinacci. Mi preoccupo che la situazione possa essere peggiorata, che sia stato un imprevisto che abbia complicato le cose, ma tutti là avevano chiaro che potesse succedere e anzi, in un certo senso è stato meglio così perché adesso sì che possono cominciare ad entrare a cercare la donna dispersa. Il silenzio totale proveniente da quel che resta della casa conferma che ci sono pochissime, se non nessuna speranza di trovarla ancora viva. Veniamo informati che a scavare si alterneranno le prime due squadre Usar accorse da fuori sul luogo, da Firenze e Pisa per la precisione, e che si alterneranno e supporteranno con altre due squadre in arrivo da Prato e Pistoia. I nostri pompieri, assieme a loro, lavorano duramente e con una professionalità impeccabile. Sembra che l'operazione andrà per le lunghe e mezzogiorno è già arrivato. Invece, dopo neanche una ventina di minuti, mentre sono all'ombra di una siepe, suona la trombetta di segnalazione che il corpo è stato trovato, e a me viene una morsa allo stomaco. Non passano nemmeno due minuti e già sappiamo che la donna è stata trovata deceduta. Me lo aspettavo e mi stupisco quasi della freddezza rassegnata con cui apprendo la notizia e la comunico alla redazione. Mi avvicino al ciglio della pinetina in cui siamo tutti per capire cosa sarebbe avvenuto da quel momento in avanti. Un dettaglio ancora più doloroso mi colpisce gli occhi. Un poliziotto, credo, con in mano una borsa da donna marrone, in cuoio o pelle, polverosa. Mi convinco che sia un effetto personale della vittima e lì realizzo l'enormità dell'accaduto per la seconda o terza volta nella mattinata. Le forze dell'ordine a quel punto ci fanno allontanare mentre arrivano il carro funebre e l'ambulanza. C'è movimento intorno, anche nelle postazioni occupate da Croce Verde e Misericordia, encomiabili entrambi per la solerzia e il supporto forniti. Alcuni decidono di restare per vedere fino in fondo l'estrazione del corpo e documentarla. Io no. Non ci riesco, non sono cose a cui voglio assistere e che voglio documentare perché mi pare già troppo quello che ho visto e documentato. So che ci saranno altre dichiarazioni in merito, ma ormai poco conta, ai miei occhi e alla mia coscienza, carpirle. Mi avvio verso casa, silenziosa. Le persone sono tutte lì, nessuno arriva e nessuno se ne va.
Colgo l'occasione per ringraziare sentitamente per la professionalità e gentilezza già dichiarate tutti gli operatori e le forze dell'ordine incontrate sul posto sperando che cose del genere non accadano più per quanto purtroppo possibili.
Giada Lottini