Siamo in preda ad una pandemia che non sappiamo bene come affrontare né dal punto di vista sanitario, né da quello psicologico.
Essere un malato di cancro e fare terapie immuno soppressive significa essere disarmati di fronte al mondo, di fronte a chi manda i figli malati a scuola perché “è solo un po’ di febbre”, di fronte a chi ha il raffreddore ma ti saluta con un bacio per abitudine o fa una carezza a tuo figlio…
Spesso sembriamo egoisti, rigidi, perfino esagerati! Non si tratta di allarmismo o di manie di protagonismo, si tratta della nostra vita. Mentre combattiamo contro il cancro ci troviamo a doverci difendere dall’imprudenza di chi sta bene e non capisce che il giorno dopo aver fatto terapia dobbiamo tornare a lavorare perché non ci possiamo permettere di fare diversamente.
Oggi sembra dilagata la paura ma c’è comunque chi ha colto l’occasione per fare un po’ di vacanza, incurante che tra una settimana tornerà ad insegnare ai nostri figli o incurante che quando andrà in un negozio si troverà davanti un malato di cancro che non ha un sistema immunitario capace di combattere neanche un banale raffreddore, tanto meno questo virus.
Siamo prudenti e razionali perché non sappiamo ancora quale possa essere il rischio a cui esponiamo noi stessi e gli altri, rispettiamo le indicazioni del ministero della salute e limitiamo il superfluo nell’interesse del nostro Paese e di tutte quelle persone che stanno già combattendo per sopravvivere.