Un team di ricercatori e ingegneri europei, tra i quali i colleghi di ASA Azienda Servizi Ambientali di Livorno (gestore del servizio idrico integrato di 32 Comuni delle provincie di Livorno, Pisa e Siena, incluse anche l’isola d’Elba e l’isola di Capraia dell’Arcipelago Toscano) in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e con la società Iridra di Firenze (società di ingegneria specializzata in soluzioni basate sulla natura) hanno progettato un sistema di raccolta e depurazione delle acque fognarie finalizzata a produrre acqua per irrigazione, biogas per riscaldamento e compost per l’agricoltura.
Parliamo del progetto di ricerca e innovazione Horizon 2020 “HYDROUSA” coordinato dal Politecnico di Atene, che la Comunità Europea ha finanziato con oltre 12 milioni di euro per dimostrare che esistono nuovi modelli di business implementabili nel Mediterraneo basati su sistemi circolari capaci di intercettare le potenzialità ancora presenti nelle acque di scarico dei depuratori.
Il caso pilota, uno dei sei impianti realizzati nelle isole greche di Tinos, Mykonos e Lesvos, è stato dimensionato per essere costruito nella piccola isola carcere di Gorgona con l’essenziale contributo degli stessi detenuti, che parteciperanno alla costruzione e alla gestione dell’impianto.
L’innovazione dei processi e dei contenuti tecnologici attraverso l’uso di un reattore biologico anaerobico di semplice manutenzione e lo sfruttamento di alcune vasche di fitodepurazione, peraltro già presenti sull’isola da anni, si sono fusi con gli aspetti sociali di rieducazione e reinserimento dei detenuti, obiettivo primario di un istituto di detenzione.
Ne è venuto fuori un modello sociale ed economico innovativo in grado di estrarre valore anche da quelle acque reflue che altrimenti finirebbero in mare, disperdendo così il loro potenziale inespresso.
“L’iniziativa ha un duplice effetto positivo: facciamo di tutto per tutelare il patrimonio naturalistico e l’ecosistema dell’isola di Gorgona valorizzando ogni forma di energia mentre aiutiamo i detenuti ad acquisire quelle competenze utili per il loro percorso di reinserimento nella società, che è poi il fine istituzionale degli istituti penitenziari ” dice il dott. Carlo Mazzerbo, visionario direttore del carcere che ha da sempre cercato di migliorare le condizioni di vita e lavoro dei detenuti, prendendosi cura della piccola isola toscana.