Un inverno di tanti anni fa ero andato a pesca a piedi, dietro la punta della Guardiola.
C’era mare mosso, avevo camminato sugli scogli tutto il giorno e mi ero allontanato molto dalla spiaggia, speravo di trovare un sentiero per risalire la costa e tornare verso Procchio attraverso il bosco.
Arrivai ad un punto in cui il passaggio era impedito da un masso a picco, mi stavo rassegnando a tornare indietro lungo la difficile scogliera da cui ero venuto, quando scorsi in alto su una roccia, tre sassi sovrapposti appena visibili: il tipico segnale di un vecchio passaggio.
Mi arrampicai sulla roccia e vi trovai una corda che consentiva di scalare la ripida costa sino ai primi cespugli di erica e leccio. Da li partiva traccia quasi scolpita tra massi e terra e giunsi in una radura dove incastonato in una grossa pietra brillava un prisma di cristallo.
Mi guardai intorno e fui colto da una grande emozione. Ogni pianta ed ogni sasso mi trasmettevano un messaggio molto particolare. Voi penserete che io sia un po’ matto visto che dico che le piante mi parlano, ma non mi vergogno a ripeterlo. Quel giorno, in quella macchia sperduta, lontana chilometri da qualunque abitazione, il messaggio di tutti gli elementi della Natura era forte e chiaro: “qui noi siamo molto amati”. Non so bene come spiegare, ma si avvertiva la presenza di “qualcuno” che amava quel luogo in un modo speciale. Ogni albero era curato, ogni roccia era valorizzata, ogni foglia, erba, ramo, muschio, terra era “accogliente”. Ero immerso in un’armonia speciale, un ordine spontaneo e, naturale, che non mi era mai capitato di vedere o sentire in modo così forte.
Risalendo il sentiero trovai una radura leggermente più grande dove un tavolino e una sedia circondati dal bosco, erano posti vicino ad un altro prisma di cristallo. Poco più a monte una sorgente ed una piccolissima casetta di legno, dalla finestra si notavano un letto, una candela ed un libro. Mi sentivo in un luogo sacro, la presenza di un custode di quel bosco incantato era dappertutto, ma lui rimaneva un mistero.
Si era fatto tardi, risalii la traccia che dal bosco fitto mi portò al sentiero alto ed arrivai a Procchio che era quasi buio.
La mattina dopo un amico mi spiegò che il bosco dalla Guardiola verso la Biodola era della famiglia Camerini e decisi di scrivere loro una lettera per ringraziare per l’emozione vissuta.
Pochi giorni dopo ricevetti una bellissima risposta che in pratica diceva che la loro proprietà era aperta a tutti ed i viandanti erano sempre benvenuti.
Ci tornai altre volte, esplorai tutti i sentieri segreti, i monumenti nascosti nella macchia, i piccoli rifugi dell’ “Autore misterioso”. Ed un giorno finalmente Lo incontrai. Stava lavorando nel bosco. Potava, puliva, accarezzava e sudava. Pantaloncini, canottiera e tanta genuina semplicità.
Diventammo amici al primo sguardo. Nulla unisce le persone come l'Amore per la Natura.
All’Ing. Camerini mi lega un sentimento speciale, e in quei luoghi mi sono accadute alcune delle esperienze più belle della mia vita.
Ho già scritto che rischio di passare per matto ma io tendo a non credere nella morte, credo nella Vita e nell’Amore e penso che l'Amore di Giuseppe per l’Elba e per quei luoghi magici rimarrà con noi.
Spero di tornare presto alla Guardiola e penso proprio che in qualche modo, ci incontreremo ancora.
Marco Mantovani