Paola Cherici ha lasciato i suoi cari per un male incurabile. I figli chiedono la pubblicazione di questa lettera che testimonia l' esperienza umana vissuta a contatto con la realtà ospedaliera.
Mamma ci ha lasciato giovedì scorso, 1 agosto, ma sapevamo che era tutto già scritto quando due anni fa gli era stato diagnosticato un male incurabile.
Sapevamo a cosa andava incontro ed avevamo paura.
Abbiamo intrapreso questo calvario (perché di calvario si tratta) con lei in prima linea a dare l’esempio, a testa alta e con dignità, ma pur sempre con la paura addosso.
Abbiamo toccato con mano l’attuale situazione sanitaria di cui tanto si sente e si legge, spanding rewiew (in inglese fa più effetto) e compagnia bella, con mamma in “visita” negli ospedali, ora di là (Livorno, Piombino) ora di qua (Portoferraio), tra visite e ricoveri, risonanze e tac, cicli di radio e chemio, trasportata ora da un’auto medica ora da un’ambulanza.
Sorvoliamo sul fatto che abbiamo avuto la sensazione, qualche volta, che mamma fosse “di peso”, un letto occupato in corsia o poco più. E’ difficile da spiegare, sono situazioni che vanno vissute sulla propria pelle.
Le direttive che vengono dall’alto quelle sono, e a quelle bisogna attenersi, che lo si voglia o no.
Sorvoliamo dunque sui politici che decidono, i dirigenti che comandano (retribuiti lautamente ovvio), coloro che a monte decidono se e come, perché tanto mica ce li trovi in corsia…
In corsia e nei reparti ci trovi loro: il personale, i dottori, gli infermieri, insomma quelli che ci mettono la faccia.
Ed è un punto che merita una forte riflessione questo, qui ci si sofferma.
Mai una volta mamma si è lamentata di qualcosa che non gli andava a genio, mai una volta gli è stata rivolta una parola fuori luogo, mai una volta gli è stato negato nulla.
Mai e poi mai.
Anzi, la pazienza, la premura, l’affetto che gli è sempre stato dedicato, anche in questo caso (opposto nella sostanza) sono impossibili da spiegare.
Mamma si era affezionata ad ognuno di loro, dai dottori che l’avevano in cura agli infermieri che la accudivano e coccolavano, perfino agli autisti e volontari dell’ambulanza che di volta in volta la trasportavano.
Mamma semplificava, li chiamava quasi tutti “amore” e “tesoro”: recepiva da parte di ognuna di queste persone doti umane e di carità che andavano ben oltre l’aspetto professionale.
Mamma voleva ringraziarvi tutti, uno per uno, lo sapevamo benissimo, era una sua ferrea volontà.
E lo fa Paola, lo fa, seppur attraverso queste righe per mano dei figli e rese pubbliche perché arrivino a tutti.
Per il resto, si sapeva sì che era tutto già scritto, ma non quando: il 1 agosto.
Ma guarda un po’, a suo tempo proprio il 1 agosto il Signore chiamò a sé anche sua mamma.
E poi valla a chiamare coincidenza….
Michele e Roberta Melis (i figli di Paola Cherici)