In un ipotetico futuro immaginario, una amministrazione Portoferraiese un po' più brillante di quelle che siamo abituati a vedere, potrebbe capire che un grosso passo avanti dovrebbe essere fatto progettando una città a misura di quello strano personaggio, la cui esistenza sembra, al momento, non essere neanche contemplata: Il pedone.
Sarebbe questa un'intuizione, benché tardiva, che eleverebbe il livello di qualità della vita e, allo stesso tempo, doterebbe Portoferraio di una nuova immagine più attraente e moderna, al passo con i tempi che richiedono in maniera sempre più pressante un radicale cambiamento di abitudini e stili di vita poco rispettosi dell'ambiente e del benessere dell'essere umano, abitudini come, ad esempio, l'uso della macchina che impigrisce, crea stress (sia al pedone che allo stesso automobilista) ed inquina.
Dal punto di vista di chi non ama guidare, per non dilungarsi troppo, è meglio non affrontare il problema di un centro storico, la cui impraticabile parte alta, densamente popolata (soprattutto da anziani), è anche la zona che ospita i più importanti monumenti della città, offre scorci panoramici spettacolari, c'è una bellissima spiaggia, quella delle Viste e ci sono scuole pubbliche e private, il centro impiego e il teatro ma, paradossalmente, non è assolutamente fornita di mezzi pubblici, né di un'illuminazione adeguata a percorrerne le disconnesse stradine e scalinate nelle ore serali.
Se consideriamo invece la piana di San Giovanni come uno dei confini del territorio urbano, si noterà che, benché la distanza dal centro (5 km ca.) ed il perfetto svilupparsi in pianura di tutto il percorso consentirebbero quasi a chiunque di percorrere quel tratto a piedi o in bicicletta, azzardarsi in una simile impresa può invece diventare una spiacevole avventura da non ripetere mai più.
Per non invadere la corsia delle automobili, si è costretti a camminare tra le erbacce e i rifiuti con uno spazio a disposizione di massimo 50 cm di larghezza, a volte solo 20, a volte, come sul ponte corrispondente al Fosso della Madonnina, nessuno spazio. Le automoli e i camion che ti strombazzano da lontano per avvertirti di farti da parte, ti fanno sussultare e ti sfiorano ad alte velocità. Le strisce pedonali sono, tutte, cancellate da anni. Quando arrivi a Carpani, ti accorgi che la passeggiata non è stata per niente risalassante, che hai le gambe polverose fino a metà polpaccio e che qualche strano insetto non meglio identificato si è cibato delle tue caviglie, ma hai avuto appena il tempo di giungere all'incrocio di Concia di Terra per renderti conto, di nuovo, di quanto possa essere facile rischiare la vita.
Se poi, malauguratamente, qualcuno pensasse di camminare per quei luoghi ad ora tarda, nella completa assenza di illuminazione pubblica, non lo si potrebbe che considerare un candidato al suicidio.
Il servizio autobus, che da San Giovanni prosegue per Bagnaia o Lacona a corse alterne, ha dei tempi d'attesa di minimo un'ora, assolutamente insufficienti a servire una zona in cui sono presenti, oltre alle numerose abitazioni, anche diverse strutture turistiche e attività commerciali di vario genere e, soprattutto alcune strutture pubbliche come una scuola materna e una primaria (attive anche in estate con i campi solari) ed una R.S.A. (residenza sanitaria assistenziale) presso la quale hanno sede alcuni ambulatori USL.
In un'ora, a piedi, si arriva tranquillamente in Calata e ci si beve anche un caffé.
Il servizio del Chicchero, poi diventato Gabbiano II, è esistito per anni, avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello del traporto pubblico portoferraiese e, semmai, essere trasformato in un servizio ancora più efficente, effettuato magari da un battello alimentato ad energia rinnovabile, invece, da quest'anno è sparito definitivamente.
Negli anni, qualche proposta sensata e fattibile è stata avanzata. Una per tutte quella di far partire una serie di percorsi ciclabili e pedonali lungo gli argini dei fossi che attraversano il territorio dalla rada verso l'interno.
Secondo gli architetti dell'Inbar, che parlarono di questo ed altri idee interessanti in un convegno svoltosi il 31 maggio al Teatro dei Vigilanti, trasformare Portoferraio in una tale ottica non solo è possibile ma comporterebbe una spesa irrisoria e avrebbe una ricaduta positiva sotto molteplici punti di vista, non ultimo quello economico.
A livello mondiale la tendenza è questa, basti pensare che sono San Francisco e New York a contendersi il titolo di città più "camminabile" del mondo sui siti, sempre più numerosi, che si occupano di stilare classifiche in base ai parametri che rendono la vita più semplice e funzionale a chi decide di rinunciare all'automobile.
Da Curitiba, la grande città brasiliana che grazie all'ostinazione di un sindaco fissato con l'innovazione e la cura dell'ambiente urbano creò la prima isola pedonale del mondo negli anni '70, a Barcellona che nei primi anni '80 puntò tutto sull'inovazione del sistema di trasporti pubblici offrendo un servizio tutt'ora all'avanguardia o alle città tedesche che, negli stessi anni facevano a gara a chi estendeva di più le aree pedonali, fino ad arrivare ai tantissimi borghi toscani che hanno completamente abolito il traffico veicolare all'interno delle mura gia da più di 20 anni, ogni volta che la politica ha scelto la direzione di scoraggiare l'uso delle auto offrendo delle concrete possibilità di spostarsi in bici, a piedi o in bus, è sempre stata ripagata da ottimi risultati in termini di ecosostenibilità, qualità della vita sia dal punto di vista sociale che economico e, non per ultima, maggiore attrazione turistica. Insomma, un'esperienza che è stata ovunque un successo. Perchè allora, a Portoferraio, nel terzo millennio inoltrato siamo ancora messi così?