Cambio della guardia nei borghi collinari arrampicati attorno al monte Capanne. Partono i turisti con in testa e in cuore la nostalgia dei giorni elbani. E tornano loro con il favore del buio, incoraggiati dalle strade deserte e spinti dall’atavico istinto della sopravvivenza. Notti fa a Poggio, sono ridiscese le prime mandrie di mufloni, lasciando a testimonianza del loro passaggio ricordini ovunque sul selciato, mescolati con quelli dei cani. (E’ servito il caso della piccola marcianese non vedente, Laura; ad attirare l’attenzione degli amministratori fino ad allora sordi ai tanti appelli ricevuti anche da questo giornale per una campagna di prevenzione salva strade contro i padroni sporcaccioni). Purtroppo è provato che le cacchine dei mufloni sono altrettanto scivolose e pericolose per i passanti. Loro hanno pascolato indisturbati tra le ortensie depredando e deturpando il paese dei fiori. Prima di andarsene, hanno rovistato persino nei cestini dei rifiuti e si sono abbeverati alla fontana dell’acqua di Napoleone.
L’ultimo censimento ha segnalato la presenza di 2mila capi, nonostante sia stata condotta una “caccia di selezione” dal significato ambiguo, formalmente ispirata allo spirito di salvaguardia animalista e all’intento di esportarli il più possibile vivi in continente. Ormai nell’assalto agli orti e agli abitati stanno prevalendo come numeri e devastazioni sui più famelici cinghiali (uno quest’estate ha viaggiato tranquillo per le strade di Portoferraio), le cui potenziate operazioni di sterminio (circa 500 capi all’anno) ne stanno riducendo la popolazione. Niente pietà verso carni più pregiate di quelle dei mufloni che non incontrano il gusto dei palati. La proliferazione degli ungulati con le corna pare così inarrestabile.
Poggio costruito su una roccaforte ha resistito per secoli agli assalti e ai saccheggi dei pirati. Possibile che resti indifesa dalle incursioni dei mufloni? Comuni e Parco dell’arcipelago hanno esperienza e mezzi per tutelare i pogginchi, le loro case e i loro beni, nonché gli altri borghi collinari, e salvaguardare la tradizionale ospitalità elbana. Se non si intende decimare la specie per non sporcarsi le mani e le coscienze, delle due l’una: o si circondi il paese di recinzioni elettriche a basso voltaggio e a pannelli solari come per i pascoli delle mucche negli altopiani del continente, oppure si realizzino bioparchi vigilati di sicura attrazione turistica.