Quando nel 1980 uscì il libro "Pace e vangelo. La tradizione cristiana di fronte alla guerra", capimmo in tanti che si trattava di un delle prime opere complete sul tema. E lo leggevamo, discutendo come si usava a quei tempi in alcuni circoli giovanili e cercando qualche concretizzazione. Rafforzò senza dubbio il nostro impegno per la pace, orientando una profonda riflessione sulla nonviolenza.
Perché parlo di questo?
Perché ieri si sono svolti i funerali di Massimo Toschi, l'autore di quel libro e di tanti altri. Aveva 79 anni, lucchese, insegnante, scrittore, impegnato nel sociale e nel civile, in particolare sui temi della pace, dei diritti umani e della disabilità (era disabile a causa della poliomelite).
Oltre all'interesse per i suoi scritti, ho avuto modo di collaborare con lui dal 2000, quando era consigliere per la pace, la cooperazione e i diritti umani dell’allora presidente della Regione Toscana Claudio Martini, e poi da assessore regionale alla "cooperazione internazionale, perdono e riconciliazione fra i popoli, iniziative contro la pena di morte e per la promozione dei diritti umani e dialogo sull’interdipendenza". Come si vede temi che riguardavano dimensioni locali e globali che con competenza e saggezza sapeva affrontare, giungendo sempre ad azioni concrete di massima condivisione.
Partecipò a iniziative e progetti della Provincia di Livorno, dando sempre un contributo forte, con i toni gentili e umili del grande pensatore. Ricordo, in particolare, la Prima Conferenza provinciale per la cooperazione decentrata che si concluse con l'approvazione del piano pluriennale. E ci fu anche, successivamente, collaborazione con il Comune di Portoferraio. Ricordo le sue risposte appassionate e finemente argomentate a chi gli domandava il senso di un assessorato a "perdono e riconciliazione fra i popoli".
Fra i tanti libri, consiglierei di partire dal libro scritto e pubblicato dieci fa, per l'editrice Jaca Book, dal titolo "Un «abile per la pace»". Massimo Toschi si racconta: la sua vita, gli studi, la famiglia (sposato e con una figlia), i viaggi nelle zone di conflitto, gli incontri con persone di pace e di difesa dei diritti, l'attività sociale e politica.
E' stato costantemente dalla parte degli ultimi (durante gli studi universitari a Milano, si impegnò con e per i carcerati, consapevole del detto evangelico "ero in carcere e siete venuti a trovarmi").
Insieme alla vivace intelligenza, accanto a lui si respirava la freschezza della semplicità, delle cose essenziali, il tratto gentile e sempre accogliente.
Nunzio Marotti