Sveglia di buon mattino e via verso il centro storico di Portoferraio con una sola speranza nel cuore ed una domanda che crea non poca ansia: ma quanta gente ci sarà prima di me?
Già da piazza della Repubblica si intravede quella che sarà la risposta: un mare di gente, un mucchio selvaggio.
Sono le sette e quarantacinque e la scalinata che porta in via V. Hugo è, di fatto, l’ultimo tratto da percorrere prima di trovarsi davanti all’ufficio di collocamento dove, nottetempo, qualcuno ha già conquistato il primo gradino davanti al cancello.
Una persona, intelligentemente, provvede a regolare il traffico ed a consegnare, per evitare il caos, dei numeri.
Non mi è dato sapere se la cosa fosse ben organizzata dai pubblici uffici o, come temo, sia stata dettata dal buon senso del primo arrivato che si è fatto carico di tale impegno. Mi rallegro, forse il mucchio non è poi così selvaggio ed è giusto cambiare l'aggettivo con il sostantivo coraggio.
Forza e coraggio che dopo Aprile viene Maggio, recita un vecchio modo di dire, ed anche per noi, si spera, arriverà Maggio e la prossima primavera e, speriamo, anche un nuovo lavoro.
Capisco che può essere stancante leggere, e mi scuso se mi dilungo, ma la cronaca è tale se viene raccontata con dovizia di particolari altrimenti ci si accontenta, come spesso succede, della testa e della coda delle cose trovandosi a giudicare senza averne i giusti strumenti.
La giornata è stata lunga e chi, come me, ha avuto il numero 200, e passa, l’ha trascorsa quasi tutta, sino alle ore 16:00, in via V. Hugo davanti al cancello, di fianco al cosiddetto “gorillaio”, e si è sentito parte di questo allegro "mucchio coraggio" formato da una moltitudine di persone tutte diverse, un vero partito trasversale al quale è chiesto, ormai da innumerevoli anni, un ultimo sforzo per poter poi ottenere il sospirato, e necessario, assegno di disoccupazione.
Uno sforzo che val bene la pena accettare e che offre, questo credo sia ciò che si pensa, uno spettacolo tanto commovente quanto indegno per un paese civile; uno spettacolo come quello che mi si è presentato davanti alle otto di mattina e che è perdurato sino alla chiusura dell’ufficio di collocamento.
Come è noto in Italia certe cose avvengono perché si fa così da sempre e nessuno, primi i componenti del "mucchio coraggio", si fa carico di una protesta o di una semplice richiesta di ammodernamento e la normale organizzazione lascia spazio all’inerzia del tirare a campare, dell’arrabbiarsi ma non troppo, del forse cambieremo il prossimo anno.
E’ inutile dire che ci sarebbero molti modi per evitare questa umiliazione ai disoccupati ma forse, nella mente di chi dovrebbe organizzare meglio questo ricorrente evento, si fa spazio l’idea che i disoccupati siano comunque un mucchio di poveracci ai quali è giusto, prima di regalare dei soldi per i prossimi mesi, chiedere un ultimo sforzo di pazienza.
Molto ci sarebbe anche da dire sulle condizioni di sicurezza e disagio a cui siamo andati incontro, possibile pioggia e auto che continuavano a sfilarci di fianco, ma tant’è e nessuna scusa può essere fatta, quando l’atto non è casuale ma ripetuto da anni sempre allo stesso modo.
Mi scuso con tutti per la pazienza nella lettura e chiedo, come ogni normale cittadino, che queste situazioni di disagio, a partire dalle più piccole che ci scivolano addosso, ci portino davvero ad essere un mucchio coraggioso che si ribella, pacificamente, e non abbozza più credendo che ciò che ci viene concesso sia già un premio alla nostra infinita pazienza. Spero che, comunque, uno spettacolo di questo tipo non si ripeta mai più e che le meningi di chi governa, anche le piccole cose, si spremano e trovino soluzioni fattibili invece di accontentarsi del “si fa così perché non abbiamo altri strumenti ma in altre regioni è già tutto telematico”.
Buona giornata a tutti ed un’idea costruttiva: perché non impiegare i disoccupati per dei lavori sul territorio che rendano l’Elba più bella e concedano a noi di renderci utili?
Aldo Adriani