Cara Elbareport,
nel tempo Ti ho inviato diversi modesti contributi, ma questa volta non posso essere d'accordo con Te nell'articolo in cui scrivi che le ricerche in corso della nave "Alliance" non possono aver effetto sui mammiferi marini. (ndr: trattasi di dichiarazioni dell'Ufficio Relazioni Esterne del CMRE e in nessun modo costituiscono una opinione di Elbareport)
Sebbene sia sempre disdicevole accusare qualcuno o qualcosa senza prove e sebbene sia inappoggiabile qualunque estremismo, in questo caso almeno il beneficio di un piccolo dubbio dovremmo, tutti, averlo, semplicemente perché non esistono dati scientifici consolidati a corredo delle varie ipotesi sulla nocività o meno dei mezzi di studio utilizzati.
La mia cultura, che è appunto tecnico-scientifica, mi impone sempre di considerare verità solo quelle comprovate scientificamente e quindi basate su un adeguato numero di osservazioni, possibilmente incentrate su una teoria e soprattutto corredate di un’evidenza sperimentale in accordo con quella teoria. Nel caso specifico, banalmente, mancano i dati sperimentali. Quindi sarei molto cauto a prendermi la responsabilità di scrivere, come Elbareport: "usano potenze molto basse che non possono disturbare i mammiferi marini". (ndr: idem come sopra)
So che il NURC in un progetto di ricerca ha perfino collaborato con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Bene, oggi se io fossi il “Parco”, ente supremo per la salvaguardia dell’ambiente e delle specie che lo popolano, sarei come minimo in imbarazzo, perché qualunque dichiarazione della NATO o del CMRE non può sostituirsi a dati sperimentali e scientifici. Nei telefilm polizieschi lo chiamano “un ragionevole dubbio” e quasi sempre quel dubbio basta per dare una svolta a un processo. Il nostro dubbio, ben espresso da Alessandro Giannì nel pezzo a sua firma, non potrà, a mio avviso, essere dissipato qualunque cosa ci venga riportata, a meno che questa dichiarazione non sia supportata da conclamata evidenza scientifica.
La soluzione ci sarebbe e secondo me sarebbe persino semplice, anzi si potrebbe ricondurre al detto locale: “oh… ce ne sarà mare…” come disse un pescatore che totanava quando arrivò un altro gozzo proprio vicino al suo (come a dire: “proprio qui dovevi venire a pescare ? ”): siccome non tutto il Mediterraneo è così fortunato come il mare elbano in termini di biodiversità, di specie e di presenza di mammiferi marini, siccome non tutto il mare è incluso nei confini del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, siccome non tutto il mare è compreso nel Santuario dei Cetacei ed anzi ci sono zone che (purtroppo) ne sono del tutto prive, perché il CMRE non va a fare ricerca laggiù ?
Ciò risolverebbe almeno tre problemi in un colpo solo: nessuno avrebbe motivo di crearsi il “ragionevole dubbio” sugli effetti delle loro ricerche, il PNAT sarebbe sollevato da un, secondo me, inevitabile imbarazzo per questa presenza e, non sapendo né leggere né scrivere (i.e. non avendo dati in merito) i nostri mammiferi marini non rischierebbero di essere disturbati. Credo che questa sia semplicemente una soluzione di buonsenso.
Grazie per l’attenzione, un caro saluto.
Marco Sartore
Direttore del centro di biologia marina “CentroBioFipsas”- Teseo Tesei Portoferraio
Caro Marco
Ti chiedo scusa per il ritardo con cui stando queste righe a commento di quello che ci hai scritto. C'è stato sicuramente un fraintendimento, probabilmente per la fretta con cui abbiamo confezionato il pezzo a cui ti riferisci: credevano fosse comunque chiaro che tutte le annotazioni tecniche sulla supposta innocuità degli esperimenti condotti nei pressi dell'isola, ed i giudizi in merito contenuti nell'articolo, erano rappresentazioni di quel che pensa il CMRE e non costituivano assolutamente "opinione redazionale".
Abbiamo voluto sentire semplicemente cosa aveva il CMRE da dire in proposito, dopo aver ospitato l'Articolo di Giannì, e pubblicando l'intervento di Filippo Pacini (ed ora quello di Legambiente impaginato giusto sotto il tuo) tutti di segno critico.
A mo' di battuta aggiungo che Elbareport non ha proprio la vocazione a fare il supporter dell'organizzazione in parola, ti ricordo che fummo proprio noi insieme a Legambiente e Greenreport a "piccionare" le poco chiare attività pianosine della Alliance dopo il suo incaglio, rivelando per primi (poi seguiti dalla stampa nazionale) e fornendo le immagini, di una sala operativa para-clandestina terricola sull'Isola Piatta che, a norma di legge (poiché con la foglia di fico -nel caso foglia di posidonia- si testavano barchini e "siluri" interpretabili anche come "armi"), non avrebbe potuto sussistere in quel luogo . Tanto che la struttura fu affannosamente smantellata in 24 ore, rimovuendo in tutta fretta con mezzi navali ed elicotteri tutto il materiale e le strumentazioni depositate su Pianosa.
Sergio Rossi