La lettura dell'articolo a firma di Andrea Tozzi, sulla questione canile in carcere, pone per ENPA Isola d'Elba la necessità di alcune fondamentali precisazioni e, soprattutto, la necessità di ristabilire alcune verità omesse.
E' vero che ENPA Is. d'Elba aveva - si badi bene il tempo 'passato' del verbo - posto perplessità e ostative alla proposta del carcere ma a fronte dell'esperienza del gattile, che era stato aperto all'interno della struttura penitenziaria in accordo con la direzione carceraria e che aveva fatto emergere molte criticità gestionali: ingresso estremamente difficoltoso per i volontari, pulizia e cibo somministrato da un unico detenuto che non sempre ottemperava all'adempimento della mansione (malattia, tempo risibile da dedicare -1 ora complessiva una sola volta al giorno), l' impossibilità di garantire le cure veterinarie necessarie agli animali. A queste condizioni, pare evidente a tutti, non era possibile proseguire.
Si poneva la necessità di rivedere il progetto, la sua articolazione e le modalità di gestione dello stesso.
Ciò premesso, alla riunione in Prefettura che si è tenuta il 30 gennaio scorso, è stata proprio ENPA Is. d'Elba, - dopo che il Vice prefetto DAVETI aveva indicato nella sezione elbana della protezione animali l'associazione contraria alla soluzione carceraria - a rilanciarla a condizione, però, che la progettualità passasse attraverso un'analisi puntuale di tutte le criticità sperimentate e vedesse coinvolte tutte le istituzioni - Regione, Provincia, Comuni, Asl, Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione carceraria, Associazioni -, ognuna, con le proprie specificità e competenze. Facendo ricorso - ove possibile - ai fondi stanziati per finalità sociali dalla Regione e dalla Provincia con lo scopo di istituire corsi formativi diretti ai detenuti opportunamente 'selezionati' per la gestione del canile. Creando lavoro e dando la possibilità di istituire 'in itinere' una cooperativa di servizi specifici.
E' noto, infine, che l'accesso a fondi richiede la stesura di un progetto secondo i criteri previsti dai bandi di riferimento che, gioco forza, hanno iter tecnici e temporali che vanno rispettati per scadenze e rendicontazione. Insomma, il progetto è sicuramente fattibile, ma perché funzioni e sia un buon investimento per la comunità e per gli attori coinvolti, occorre tempo e professionalità. Enpa è, ovviamente, a disposizione.
Ci spiace verificare come, a fronte dell'invito dello stesso Vice Prefetto Daveti alla collaborazione tra le associazioni protezionistiche operanti sull'isola, ci sia chi colga l'occasione per gettare ombre sull'operato di ENPA, paventando chissà quali interessi. Considerando che i Comuni elbani attualmente convenzionati - ottemperando alle normative vigenti - si appoggiano al canile di San Giovanni Valdarno e che su un totale di 13 cani elbani entrati nella struttura, 10 hanno trovato casa in meno di un anno di permanenza, non si comprende quali siano gli interessi addebitati.
Infine, come ha ribadito lo stesso Vice prefetto DAVETI, la struttura canile interna al carcere non avrà funzione stanziale, ma sarà struttura che svolgerà la prima accoglienza dei cani. Gli stessi, in una seconda fase, verranno comunque conferiti alle strutture convenzionate in continente. Nulla osta, ovviamente, alla promozione delle adozioni sull'Isola - anzi ben vengano - ma le indicazioni della Prefettura paiono inequivocabili.
Enpa Onlus Sezione Isola d'Elba