Sono rimasta molto colpita da una recente iniziativa che incoraggia l’uso dei mezzi pubblici all’isola d’Elba grazie a un sistema di collegamento tra i biglietti o abbonamenti dell’autobus e accordi sottoscritti da vari negozi e attività commerciali.
L’uso e la qualità dei mezzi pubblici danno in un certo senso la misura del livello di civiltà e sviluppo raggiunto da un luogo. Le grandi città, Londra insegna, applicano da tempo multe e tasse salatissime alla circolazione delle auto, potenziando invece il sistema pubblico dei trasporti. In città meno “moderne”, al contrario, è quasi impossibile circolare, in mezzo a una fiumana di auto. Ho ben presente la situazione al Cairo, ma l’impatto più grande per me è stato a Roma. Gli esempi a cui pensare sono vari quanto varia è la possibilità di viaggiare. Nessuno penserebbe di andare a New York in macchina, per esempio. A Washington la metro, che oltretutto ha vagoni della Breda Costruzioni Ferroviarie, è talmente sicura e pulita che non esistono manifesti sui muri o cartacce per terra. Trent’anni fa scoprii la magia di andare a teatro la sera in autobus, sorpresa di trovarmi accanto a persone in abito da sera: puntualità, pulizia, corse e fermate concepite con gli orari dello spettacolo, permettevano a chiunque a Losanna di andare a un concerto senza usare l’auto.
Che cosa rende il traffico pubblico non solo necessario, ma preferibile al mezzo privato? Il servizio vero inizia dal marciapiede, a bordo strada, dove un passeggero si dovrebbe sentire protetto. L’autobus dovrebbe diventare un’abitudine per tutti, per gli elbani e per i turisti, e questo non solo in seguito ad incentivi, se pure straordinari ed encomiabili, ma grazie a un servizio solido e gradevole, oltre che capillare. Pensiline, spazi riservati, privilegiati. A Portoferraio esiste un ottimo servizio di bus per l’ospedale, di cui pochi approfittano, preferendo l’ingorgo nelle ore cruciali e la ricerca spasmodica di un parcheggio. Perché?
Per migliorare il sistema si possono certo analizzare dati tecnici, flussi di traffico, analisi di sistemi di trasporto, studi territoriali, ma alla fine, il fattore decisivo mi sembra, in tutto questo viaggiare e paragonare, la “necessità” di due elementi: l’uso del mezzo privato dovrebbe essere penalizzato; un passeggero dovrebbe essere messo nella condizione di essere felice di usare i mezzi pubblici senza sentirsi penalizzato lui stesso, “inferiore”.
Qualche esempio di utente penalizzato? Bene, cominciamo a guardarci intorno. Mi piace cominciare dagli studenti che vanno a scuola: vi siete mai soffermati a vedere come viaggiano i nostri ragazzi, tutti i giorni, sui nostri bus? Vorrei poi non dover citare l’esempio dell’autobus sostitutivo a Piombino del treno per Campiglia. Non ci sono aggettivi per descrivere un trattamento ai passeggeri che fa pensare al Terzo Mondo. Non è spesso la linea in difetto, è l’organizzazione di contorno che manca, la cosiddetta “accoglienza”. Chi ama aspettare il bus …
- sotto il sole,
- o la pioggia,
- esposti sulla carreggiata,
- incerti sull’orario,
- con fermate che sembrano d’emergenza, sia in campagna che in città,
soprattutto se si può parcheggiare la propria auto pressoché ovunque, occupando spazi primari della vita cittadina?