Arrivare a Piombino Marittima, da elbana, e continuare a sentirsi, nonostante tutto, quasi"a casa": questa è la grande sfida che un isolano incontra al giorno d'oggi in uno dei soliti e frequenti viaggi da e per l'Elba.
Il punto di vista dello "Scoglio visto da lontano" questa settimana presenta il punto di vista nostro, non come ci vede la gente di fuori, ma cosa percepiamo noi, di noi, da fuori.
Un percorso a ostacoli è quello che ci aspetta. Gli isolani sono gente tosta, e difficilmente si scoraggiano. A scalfire le nostre certezze, dopo lo scempio e le incongruenze del porto di Piombino, che considera i passeggeri alla stregua di merci da impacchettare e spedire, ci si è messa perfino la stazione di Campiglia. Dopo anni di scenario da disastrata periferia suburbana, adesso qualche geometra o qualche architetto che vuole sentirsi "moderno" ha preparato un piazzale desolato, con una gincana di marciapiedi, il tutto condito da qualche vaso di metallo, e un paio di ... yucche. Al posto delle panchine: strapuntini di metallo, coordinati a vasi che assomigliano molto a quelli del centro storico di Portoferraio, e dunque sulla via di arrugginire presto. Tettoia per la pioggia? Due pensiline che coprono circa una decina di persone, venti se si abbracciano (senza le valigie).
Vogliamo diventare moderni? Sembra che da noi il concetto di modernità eviti come la peste il concetto di comodità, logica, funzionalità. Non nego che esigenze di adeguamento alla normativa siano rispettate. Ma dove è il punto di vista, semplice e chiaro, degli utenti?
Fino a quando ci lasceremo pilotare e sopraffare in questo modo? Possibile che oggi, chi si occupa di trasporti pubblici e di transito di passeggeri, dimentichi continuamente che cosa, in effetti, può far piacere e comodo, che fa sentire la gente a proprio agio, in un contesto dignitoso?
Cecilia Pacini