Dalla Mummia del Similaun ( 3.000 a.c. ) ritrovata vent'anni fa tra i ghiacci alpini ai Frati Marcatori del Santuario di Loreto ( attivi dal medioevo agli anni '50 ), in tutto il mondo antico e moderno, comprese le Isole Samoa , da cui proviene il nome tatau, l' arte di abbellire il corpo con segni, disegni, colori è arrivata ai giorni nostri.
Da identificazione tribale e fatto magico-rituale del passato alla riappropriazione contemporanea del proprio corpo come strumento di comunicazione: difficile infatti non soffermare lo sguardo sul 'punctus' rappresentato da un tatuaggio ( o da un piercing ) che ci passa accanto.
Alla 'Tattoo Convention' la cui settima edizione si è svolta a Firenze dal 7 al 9 novembre, la più prestigiosa in Italia assieme a Milano, erano stati selezionati 300 artisti provenienti da tutto il mondo dalle oltre 800 richieste pervenute.
Ebbene, nelle le varie categorie selezionate ( Old e new School, Tribale, Orientale, Biomeccanico, Realistico, Colore, ecc ) anche un artista elbano , Alessandro Pellegrini, è stato ammesso per la categoria 'Best Oriental' e si è aggiudicato il 2° premio con l' opera nella foto.
Da vent' anni impegnato in questo lavoro con la sua 'Deep in Tattoo ' a Portoferraio, Alessandro ci conferma che all' Elba, come nel resto d' Italia, il fenomeno è considerato ormai una pratica normale, un po' come l' orecchino maschile e che non sono solo i più giovani ad essere interessati.
L' allargarsi di questa cultura, fatto positivo, deve fare i conti, come tutte le 'novità' con il rischio dell' improvvisazione: tatuatori non si nasce, insomma né ci si improvvisa, occorre lavorare duro e formarsi con coscienza, chè la riappropriazione del corpo è cosa seria.
Carlo Rizzoli