Più invecchio e più amo i cani e sempre meno agli uomini.
Così ho detto a Marina Ripa di Meana alla manifestazione promossa a Roma dalla Fondazione Sergio Valente per raccogliere fondi a favore dell’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) e in particolare per la difesa dei cani randagi.
L’incontro ospitava una mostra dal titolo “L’arte nell’uovo di Pasqua”, alla quale ho donato il quadro qui riprodotto dal titolo “Io sono un cane randagio”.
Vicino ad un cane mi sento vicino alla natura.
L’uomo non è l’”animale unico” e non si deve sentire un’eccezione.
Il cane non ha temuto lo sguardo dell’uomo e gli si è avvicinato circa 33.000 anni fa in Asia.
Si è sempre più addomesticato prima con il fare la guardia o aiutare l’uomo a cacciare e poi sempre di più per un amore sincero e pulito, semplice naturalmente.
Oggi i cani in Italia sono quasi sette milioni, accompagnano l’uomo nella sua vita, fanno anche migliaia di chilometri per rintracciarlo, camminano insieme a noi, fanno compagnia ai nostri piccoli, ci aiutano a cercare la droga, ad accompagnare i ciechi, a ritrovare i dispersi sotto le valanghe o le macerie dei terremoti e persino a scovare le bombe.
Il cane parla una sola lingua e sa ascoltare, è veramente l’amico fedele che segue l’uomo nel bene e nel male, accetta i rimproveri e ubbidisce ed è capace di trascorrere giornate intere sulla tomba del padrone.
Italo Bolano