Continuano le iniziative dei liceali del "Foresi" all'interno della Casa di reclusione di Porto Azzurro. Una testimonianza di rapporto fra carcere e territorio, rafforzato dal legame esistente tra gli studenti elbani e i loro colleghi detenuti che frequentano la sezione carceraria del liceo scientifico. Dopo lo spettacolo delle Perle dell'Arcipelago, questa volta è stata un'intera classe, la quarta del liceo delle scienze umane, a varcare i cancelli del carcere elbano per visitare gli ambienti e incontrare operatori e detenuti. La mattinata si è aperta con l'accoglienza da parte del Direttore D'Anselmo e dei responsabili delle aree sicurezza ed educativa. Successivamente gli studenti, accompagnati dai docenti Irene Pecchia (scienze umane) e Simonetta Rosselli (diritto), hanno visitato la struttura carcerari comprese alcune camere di pernottamento. Poi, seduti in cerchio all'aperto nell'area della biblioteca, hanno dialogato con un gruppo di detenuti, ascoltando testimonianze e formulando domande. I liceali elbani si erano preparati a questo appuntamento, riflettendo sulle teorie della devianza, della sanzione e punizione, della funzione rieducativa, dell'etichettamento e sul rapporto fra legge e responsabilità personale.
Al rientro, tutti hanno scritto delle riflessioni sull'esperienza, che senza dubbio è stata significativa e ha rappresentato un momento di arricchimento formativo in senso ampio.
Di seguito si riportano alcune delle tante frasi.
"Parlare di vita con chi la vita la passerà limitato tra le mure di un carcere è un'esperienza forte". "Hanno raccontato la loro storia e ci hanno dato dei consigli per non commettere i loro errori".
E' importante interrogarsi sulle proprie scelte: "Nella vita tutti ci troviamo di fronte a delle scelte, ma non tutti abbiamo la possibilità e la fortuna di capire appieno come agire!".
In generale, hanno rilevato un legame inscindibile fra il carcere e il resto della società: "La vita del carcere, che ci sembra così distante, estranea e inarrivabile non è altro che una parte della nostra società, che ognuno di noi dovrebbe imparare a conoscere". "I detenuti sono un po' come il nostro specchio di riflesso, l'altra parte della medaglia, ma che è pur sempre la realtà che ci circonda". “I pregiudizi hanno sempre preceduto la realtà dei fatti. Quattro mura, qualche sbarra, detenuti, rinnegati, rifiuti, scarti sociali. Feccia che per molti non dovrebbe nemmeno respirare. Esseri umani che nulla più saranno se non questo. Mi sono bastate alcune ore a contatto con essi, ed il mio mondo si è ridipinto”.
E non mancano su questo valutazioni critiche: "Sono rimasta colpita dalle tante mancanze, di alcune semplici attività che potrebbero aiutare nella rieducazione e nell'inserimento nel mondo esterno". "Ci sono tanti, volontari e collaboratori, che svolgono attività di rieducazione all'interno del carcere, ma ho capito che dallo Stato giungono scarse risorse economiche". E anche autocritiche: "Ci hanno chiesto: Siete pronti a reintegrarci nella società, ad accoglierci? E la maggior parte di noi alunni ha risposto di si, compresa me, ma sinceramente non lo penso realmente". E qualcuno si è anche chiesto: "Se tuo figlio morisse di fame non andresti a rubare del denaro o del cibo?". Concludiamo con le parole di una docente: “Il rumore delle chiavi, le porte che si serrano. I corridoi lunghi, i piani alti, altissimi, tanti. E le reti di ferro, fra un piano e l'altro. Le stanze piccole e il cortile molto grande. Volano alti i gabbiani, spezzando l'aria tersa, sopra la testa delle sentinelle. Siamo a Porto Azzurro, tra il cielo e il mare, dove si erge il carcere. La voce dei detenuti, le loro storie, e i loro volti sono state da sole, le risposte all'elenco di domande che gli studenti si sono preparati”.