Con una volontà 'glocal', globale e locale insieme, si è svolta a Portoferraio la Manifestazione per la Giornata contro la violenza sulle donne.
Già venerdì un gruppo di artiste aveva appeso per le vie della città dei cartoni con frasi scritte da donne, fermate in strada, che riguardavano la violenza e il controllo dei loro corpi.
Ieri, mentre a Roma in duecentomila sfilavano per le strade, QUI una Barca a Vela (di nome Luna) solcava le acque del Porto Mediceo con cartelli, slogan e striscioni, gli stessi della manifestazione coordinata dalla Rete nazionale dei Centri Antiviolenza.
A seguito si è svolta alla Telemaco Signorini un' Azione Teatrale per la regia, impegno e passione, di Emanuela Bonfiglioli. Ragazze e ragazzi, donne e uomini, hanno messo in scena parole, gesti, corpi, colori e umori della violenza in molte sfumature, con un risultato davvero notevole per un lavoro improvvisato in pochi giorni. Questo per la cronaca locale.
Vorrei però aggiungere solo due brevi riflessioni sul senso di questa giornata mossa da diverse domande che mi sono state poste.
Perché si parla di Femminicidio? Perché non potrebbe essere una giornata della lotta alla violenza in generale? Donne, uomini, animali, natura, siamo tutte e tutti vittime della violenza? Perché all'Isola d'Elba? E' mai morta ammazzata una donna qui? Da Noi esiste questo problema?
Ecco, queste sono alcune delle domande ed esigono delle risposte urgenti per fare chiarezza.
Il 'femminicidio' non indica il sesso di chi muore, bensì la ragione per cui si è state uccise. Dopo essere state annichilite psicologicamente e moralmente in quanto ancora, evidentemente, appartenenti ad un ordine simbolico patriarcale dove le donne sono ritenute una proprietà del maschio, da controllare, gestire, disporre (si trova ancora in edicola, per chi volesse approfondire, l'inserto de Il Manifesto "il corpo del delitto" con articoli di studiose, giornaliste, operatrici dei Centri Antiviolenza).
L'altra domanda è sulla situazione locale. La potrebbero illustrare le assistenti sociali, non è diversa da quella di tutto il territorio nazionale. Aspettiamo di avere anche qui un vero centro antiviolenza, con prima accoglienza per donne e figli maltrattati, assistenza legale e psicologica, rifugio per accogliere anche donne che vengono da fuori. Assistenza psicologica e gruppi di psicoterapia per uomini maltrattanti. Anche qui, come altrove, si minimizza, si ridicolizza, si schernisce. Non si vuol capire che urge una ri-educazione a partire dalla prima infanzia, al linguaggio, che non è mai neutro, agli atteggiamenti, agli stereotipi di genere. Le donne, gli uomini e questo pianeta martoriato dalle guerre e dall'inquinamento, non troveranno mai pace se non lavoreranno sulla costruzione di nuove radici simboliche basate non più sul dominio, sulla sottomissione, sul controllo ma sul rispetto, sulla parità di dignità e diritti, sulla valorizzazione delle differenze.
Noemi Alessi