Presentazione del romanzo di Danilo Alessi, “La Penna D’Oca” (Persephone edizioni, 2017), a Roma lunedì 4 dicembre alle ore 19,00 nella Sala Magenta in Via Mario Cermenati 23, zona Bufalotta. Introduzione e commento critico di Vincenzo Maria Vita, ex senatore e viceministro alla comunicazione del Governo Prodi e Presidente dell’“Archivio Audiovisivo del Movimento Democratico ed Operaio”, Fondazione istituita da Cesare Zavattini.
Nel corso dell’evento la cantante e attrice Annalisa Marcone leggerà alcuni passi del libro e si esibirà nella esecuzione di brani musicali attinenti al tema con Lucia Dorelli, violino, Michele Tozzetti, pianoforte e Salvatore Palamara, chitarra.
A cura degli organizzatori verrà offerta, a conclusione, una cena a tutti i partecipanti.
Recensione di Silvia Leone
Per prepararsi al Duemila, occorre imparare la calligrafia, e a scrivere con la penna d’oca. In quel periodo qualsiasi imbecille saprà scrivere con i computer, e colui che saprà scrivere con la penna d’oca avrà il Potere, perché potrà prendere decisioni anche durante i blackout. (Umberto Eco)
La Penna d’Oca è il titolo dell’ultimo romanzo dello scrittore, poeta e politico elbano Danilo Alessi, seguito ideale del precedente La Fatica della Politica (Persephone Edizioni, 2014). In questo libro, l’autore riversa i suoi ricordi personali, la sua militanza politica, le sue riflessioni, giocando sui labili confini tra realtà, autobiografia e finzione e creando una Baaria affollatissima di fatti e notizie, luoghi e tempi, sentimenti e sensazioni, personaggi e persone, placidamente trasportati dalla corrente dei pensieri fino alle rive del nuovo, famigerato millennio Duemila.
In una Piazza S. Pietro gremita per la notte di capodanno, Nilo, alter ego dell’autore, conosce Alita, giovane donna con alle spalle un doloroso passato, e invita lei e la sua amica Mara nella sua isola d’Elba, per trascorrere un breve soggiorno. Il rapporto che nasce e si sviluppa fra i tre personaggi, però, fa da romanzato pretesto per aprire il discorso a divagazioni ed excursus di varia natura, che creano un racconto nel racconto, un sistema di scatole cinesi che interrompe e dilata il corso della narrazione. Basta un gesto, uno sguardo, un panorama, un’emozione per dirottare i pensieri e richiamare alla mente stralci di storia (più o meno recente, locale, nazionale e mondiale – i piani si sovrappongono facilmente), finestre sul proprio vissuto, citazioni letterarie, cinematografiche e musicali, che sottolineano le passioni dell’autore, il tutto spesso supportato da testimonianze, documenti d’archivio, fonti giornalistiche.
Tre i temi fondamentali del romanzo: amore, memoria e Elba, tre direttrici che indirizzano la lettura fino all’ultima pagina, ne abbracciano e ne alimentano la trama, andando a costituire l’ossatura stessa del romanzo. L’amore, meno prevalente rispetto al primo libro, è declinato nelle sue varie forme: l’amore sensuale, passionale; l’amore filiale, dei figli verso i genitori; l’amore come affetto disinteressato, comprensione e amicizia. La memoria, invece, può dirsi la vera, immateriale protagonista del romanzo, la sua linfa vitale, che segue e guida i pensieri e le azioni dei personaggi. È attraverso il continuo e reciproco scambio di ricordi che Nilo, Alita e Mara si conoscono, si confrontano, scoprono qualcosa sull’altro e su se stessi. E, infine, l’Elba: molto più di una bella scenografia, molto più di un’isola per il turismo di massa. L’Elba che vive anche quando le luci si spengono, il rumore cessa e le spiagge si svuotano, con la sua pace, le sue tradizioni, i suoi paesaggi evocativi, il carattere dei suoi abitanti e la memoria di personaggi importanti, legati all’isola per nascita o elezione, come Pietro Gori, Raffaello Brignetti, Paul Klee, Oreste del Buono, Pietro Ingrao. Motivo ricorrente nel romanzo, traspare come una condizione esistenziale, quell’isolitudine appartenuta ad autori altrettanto isolani come Sciascia, Bufalino, Cabrera Infante, non scontata in chi sull’isola nasce o vive, ma propria di chi ce l’ha stampata nell’anima. L’Elba come quel paese che, a detta di Cesare Pavese, ci vuole, non fosse altro che per il gusto di lasciarlo, con la consapevolezza che, da devoto genitore, resterà sempre lì ad aspettare il ritorno del figlio. Con La Penna d’Oca, Alessi mette a disposizione dei suoi lettori il suo bagaglio di esperienza in forma di romanzo, e se una morale ci dev’essere, essa riguarda l’invito a custodire e coltivare la memoria individuale e, di conseguenza, la memoria collettiva: identità del singolo, identità di un popolo.