Due mattinate di permesso per incontrare circa 700 studenti dell'istituto scolastico "Foresi". Le hanno ottenute quattro detenuti del penitenziario di Porto Azzurro, iscritti alla sezione carceraria del liceo scientfico "Foresi". Tutto all'interno del progetto scolastico "Comunicazione e prevenzione", messo a punto lo scorso anno dai docenti Mariateresa Lisco e Nunzio Marotti, e realizzato all'interno della Casa di reclusione elbana.
L'occasione è stata la presentazione, sia nella sede del Grigolo che in quella di Concia di Terra, del libro “Non fare come me”, curato dai due docenti e contenente gli scritti di 17 detenuti studenti, realizzato con l'editore Marco Del Bucchia a conclusione del progetto.
Due incontri ricchi di significato proprio per la presenza a scuola di quattro degli autori del libro: Dan, Giuseppe, Nicola e William, studenti della sezione carceraria di Porto Azzurro (Giuseppe ha concluso gli studi liceali nel luglio scorso ed è attaulmente iscritto al corso di laurea in Filosofia). Grazie alla disponibilità del Preside, prof. Enzo Giorgio Fazio, e alla sua intensa collaborazione con la Casa di reclusione di Porto Azzurro, di cui si ringraziano tutte le figure coinvolte (il Direttore Francesco D'Anselmo, gli educatori e la polizia penitenziaria), è stato possibile questo incontro tra gli studenti delle classi di Portoferraio e gli studenti detenuti di Porto Azzurro, che hanno presentato il loro lavoro, concepito in particolare per i giovani di oggi.
Il libro affronta temi centrali e decisamente attuali, quali ad esempio quello del giudizio o del pregiudizio, o quello della diversità intesa come forma di ricchezza per ognuno di noi.
Dopo una breve presentazione da parte dei docenti Lisco e Marotti, hanno preso la parola gli autori del libro che, colmi di emozione per aver avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con i giovani elbani, hanno comunicato le loro esperienze e i loro sbagli, hanno rivelato agli studenti la grande speranza che i loro errori non siano ripetuti da altri. Non è stato facile per i 4 reclusi affrontare questo momento: "La paura di fare una brutta figura era tanta, sapevamo infatti che su di noi avevano scommesso in tanti, dai professori al preside, dall’area educativa al Direttore". Come superare la paura? "Abbiamo parlato fra noi quattro per tutta la settimana, dandoci coraggio l’un l’altro. Abbiamo pensato che la fiducia doveva in qualche modo essere ripagata; infatti, nei giorni dell’incontro, nonostante l’emozione, siamo riusciti a dare il meglio. Abbiamo visto ragazzi attentissimi che ci guardavano e ascoltavano, quasi increduli. Abbiamo anche capito che eravamo quasi riusciti a rompere il muro del pregiudizio. La nostra speranza è che gli adolescenti di oggi, adulti di domani, siano pronti a darci una mano per il reinserimento nella società".
I ragazzi presenti si sono detti più che soddisfatti dell’incontro, positivo e propositivo, hanno mostrato interesse facendo domande e ottenendo valide risposte. Al termine dell'incontro, alcuni di loro hanno scritto: "Grazie per averci raccontato la vostra esperienza. Terremo in testa i vostri consigli". E poi: "Grazie per averci aperto uno spazio e una visione diversa". E ancora: "Questa giornata mi ha lasciato tanti sentimenti, come la tristezza; ma anche la certezza di dover ragionare prima di fare una cosa". Infine: "Mi sento libero fuori ma chiuso dentro" e "Umanità che si cerca, umanità che si trova".
Dunque, due incontri che hanno riempito il cuore di tutti e grazie ai quali si auspica che ognuno creda sempre e fermamente nella forza prorompente del Bene, che può emergere anche dalle “spesse e fredde mura” del carcere. “Sbagliare, può capitare a tutti” ha affermato il preside Fazio, “l’importante è rialzarsi sempre”.