La tua scomparsa, Francesca, mi ha lasciato basito, incredulo.
Ci eravamo sentiti al telefono solo pochi giorni fa.
Il forzato isolamento di questi giorni mi ha portato continuamente il tuo ricordo e ti ho rivista con tuo marito Carlo e le tue figlie, Paola e Isabella. Siamo sempre stati legati, io e te, da un grande affetto e da una grande stima. Con Carlo, sei sempre stata presente nei momenti più dolorosi della mia vita, silenziosa, discreta, partecipe della mia sofferenza, sensibile, gentile.
Non dimenticherò mai, quando a Pisa, mi fù chiesto un Rosario da mettere tra le mani di Milena, mia moglie, e fosti tu a darmelo, dicendomi che era stato un suo regalo, e ci siamo abbracciati.
Non mancherò di dartene uno anch'io, quando tornerai alla marina. Te lo devo.
Ti prometto che, l'estate prossima, quando, epidemia permettendo, ci rivedremo con Carlo, Paola e Isabella uscirò da casa tua dal corridoio interno, stando attento allo scalino, come mi raccomandavi ogni volta, mentre io uscivo sempre dalle scale esterne del terrazzino.
Ciao Francesca, riposa in pace
Goffredo