Può capitare che a notte inoltrata, mentre stai tentando di mettere in sicurezza i rari Gigli di Mare (Pancratium Miritimum) rimasti sulla spiaggia, alzando lo sguardo vedi improvvisamente illuminarsi a poche centinaia di metri da te una moderna e lussuosa villa sospesa sul mare.
Non che sia una novità osservare nel periodo estivo nel Golfo di Mola e in particolare di fronte la spiaggia di Naregno imbarcazioni di recente costruzione tecnologicamente avanzate, con linee classiche o particolarmente estreme e bizzarre.
Questa area marina del Mediterraneo è una delle mete ambite anche per il turismo di lusso e di solito chi vi passa sosta qualche giorno e qualche notte, regalando ai dorati ospiti un paesaggio fatto di forti spagnoli, natura selvatica attiva, scorci di albe e lune indimenticabili, odori, colori e sensazioni che ti rimangono nel ricordo per tutta una vita.
Come ribadisce Mario Tozzi nel suo libro “Come è nata l’Italia”, qui è nata l’Italia!
Lo yacht, illuminato dal faro di Focardo e dalla giallastra luna calante, è bianco come i Gigli selvatici che sto ammirando e forse è per questa coincidenza cromatica, contrastante tra due elementi così diversi tra loro, uno semplicemente e complessamente selvatico l’atro genialmente artefatto, che mi scatta la curiosità di sapere che barca sia.
Nonostante il nome di identificazione sia anglosassone, December Six, vengo a conoscenza che i costruttori della scintillante casa galleggiante da 10 ML di euro (che costa sui 119.000 a settimana se vuoi farti una vacanza) sono gli italiani del Gruppo Ferretti. Fondata nel 1968 dai fratelli Alessandro e Norberto, l’azienda in pochi decenni si fa spazio nel mercato della nautica, arrivando a ridosso degli anni ’90 ad un fatturato miliardario (di lire al tempo) con 15 cantieri all’attivo e che successivamente attraverso fondi di investimento si espande acquisendo marchi prestigiosi, come ad esempio nel 2000 quello dei Cantieri Riva che produce i motoscafi più esclusivi del mondo.
Ma andando avanti nelle ricerche scopro che nel 2012 il “Gruppo Ferretti” si indebita per circa 600 ML di euro e che per salvare l’azienda deve intervenire lo Stato Cinese attraverso la società Shandong Heavy Industry-Weichai Group che controlla, rilevando il 58% delle azioni con un intervento di 374 ML di euro.
Da alcuni anni la multinazionale è tornata in attivo, aumentando la flotta e ampliando la sua presenza in tutti i continenti, entrando tra l’altro nel settore della costruzione di piccole unità militari.
Ad oggi la Weichai Group detiene più dell’80% delle azioni di “Ferretti” e ciò che rimane di italiano (sempre a livello azionario) è il 13 % del figlio di Enzo Ferrari, Mario, entrato con il marchio della sua famiglia.
Immagino che se Giorgio Gaber fosse ancora qui tra noi, di fronte alla domanda insidiosa di un giornalista se tema di più dalla Cina il controllo finanziario di molti settori del nostro sistema produttivo o la pandemia del Covid19, lui ironico e sottile potrebbe rispondere: “non temo la Cina in se, quanto la Cina in me”.
Ed ora, finito questo viaggio mentale da Naregno fino in Cina, torno a curare ciò che rimane dei rari Gigli che ho avuto il piacere di incontrare ed ammirare, bellissimi ed italianissimi…per ora almeno!
Gian Carlo Diversi