Mi è sempre rimasta in mente questa frase che Newton aveva detto a chi gli domandava dei suoi studi. Bisogna mettersi sulle spalle dei giganti per vedere più lontano!
In questi giorni si fa un gran discutere sulla riforma di alcuni programmi scolastici e schede di giudizio volute dal Ministro Valditara specie per le scuole primaria e media inferiore.
Mia moglie ed io, con decenni di esperienza in tale campo, abbiamo ascoltato con attenzione quanto detto dal Ministro del MIM e diffuso dai mezzi di informazione.
Subito si è sollevata una bagarre con santificazioni e demonizzazioni (pericolo per la democrazia!) come al solito accade ormai da tempo nel nostro agone politico.
Tra un biscotto e l’altro, stamattina a colazione, più pacatamente, il tema è stato da noi a lungo trattato.
Le osservazioni del Ministro sono, a nostro parere, di buon senso: la geografia è, ormai, quasi sconosciuta dai ragazzi; molti non riescono a capire bene un semplice testo che leggono; lo scrivere in corsivo è assai poco praticato; la storia della musica poco o per niente trattata anche nelle superiori. A tal proposito ricordo gli alunni di un liceo di Bayreuth, città gemellata con La Spezia, che, venuti in visita da noi, si esibirono in un bellissimo coro a dimostrare una loro cultura musicale che, penso sia educativa per lo stare in gruppo e rispettare i tempi.
In ultimo: non si imparano più a memoria alcuni componimenti classici che, oltre a servire allo spirito, aiutano a potenziare tale facoltà mentale.
Rimedi proposti: separare la storia dalla geografia, reinserire facoltativamente il latino dalla seconda media, incrementare l’uso del corsivo e l’imparare a memoria brani noti della nostra letteratura; reintrodurre lo studio dei classici e della Bibbia nelle scuole medie. Praticamente un ritorno, quasi, a quanto si faceva negli anni ’60.
Certo il problema di cosa fare per preparare i giovani alla vita futura in modo che si trovino bene sul lavoro ed in società, è molto difficile. Il mondo produttivo è molto cambiato e la società odierna è molto diversa da quella in cui siamo cresciuti.
Il problema è, anche, quale tipo di società vogliamo: una società identitaria della cultura “italiana” o una società multiculturale non si sa bene come?
Se si vuole una società dove la nostra cultura sia mantenuta ed alla quale chi viene da altre parti del mondo si debba “integrare” (sinonimo in tal caso di “assimilare”), allora bene tale riforma. Bisogna usare bene la lingua italiana con le sue regole rinforzate, magari, dall’uso del latino con la logica sottostante. Bisogna studiare i classici fondatori della nostra cultura occidentale: Iliade, Odissea e testi fondamentali greco-romani con rinforzo di testi cristiano-ebraici come la Bibbia. Così si va nei palazzi o chiese del nostro territorio e si capiscono le immagini artistiche che vi compaiono con le vicende sottostanti.
Se si vuole una società “multiculturale”, non si sa bene con quali contenuti, tutto va “annacquato” e sostituito, in parte, con altri contenuti: storia e religione di altre civiltà, anche loro, millenarie. Certo tutto molto interessante.
Mi ricordo che anch’io mi lamentavo, quando studiavo al liceo, della mancanza di conoscenza della storia dell’India, della Cina o del mondo Arabo con le loro filosofie tanto distanti dalle nostre. Si studiavano appena di riflesso affrontando Schopenhauer o cercando di capire perché il famoso Carnot si chiamasse Sadi, nome non certo francese!
Certo è bello sapere il più possibile e vedere le organizzazioni sociali di altri mondi, ma il tempo è “tiranno” ed i giorni sono fatti di 24 ore. Il tempo annuale scolastico, se ben ricordo, è di 200 ore.
L’istituzione scolastica deve essere coerente con il tipo di società che si vuole e che si ritiene porti al benessere di più persone possibile. Ma quale modello di società e con quali regole comportamentali e leggi conseguenti si vuole?
Una società “illuminista” dove usi e costumi siano improntati alla “razionalità”? Penso che con l’AI ci si potrebbe avvicinare a ciò; ma l’AI è “non umana”. Poi si è visto che le teorie illuministe sono sfociate nel Romanticismo e negli eccessi nazionalistici del ‘900.
Altra obiezione, che spesso è stata fatta, è quella di ritenere nozionistico il modo di insegnare. A che serve sapere tante cose che poi, nella vita non ti servono e che si imparavano spesso a memoria senza capirle a fondo? In parte è vero.
Il metodo migliore per capire molti concetti sarebbe quello “maieutico” (vedi Socrate), ma con quanto tempo e con quanti alunni sarebbe possibile? Era il metodo che poteva applicare un precettore di un giovane affidato a lui da un ricco signore impegnato nella gestione del potere. Poi, magari, faceva una brutta fine come Seneca che criticava troppo i costumi!
Difficile anche stabilire quali temi affrontare e come, quando non si sa cosa uno andrà a fare nella vita. Una base di contenuti serve sempre per interagire nella società e per avere strumenti con cui potenziare le conoscenze future: “imparare ad imparare”, consci che il livello di assimilazione è diverso da persona a persona. Man mano che si procede nell’istruzione, i temi saranno più specifici ed atti al lavoro futuro senza esagerare negli approfondimenti, come mi è successo constatare quando ho dovuto aiutare mia figlia ad imparare le formule strutturali degli zuccheri per la chimica di “scienze della formazione”, corso universitario che abilita ad insegnare a bambini dell’asilo o delle elementari!
Forse la soluzione ottimale su cosa e come fare ,non si troverà mai e si ondeggerà tra corsi e ricorsi storici di memoria Vichiana, magari elicoidali e non circolari.
Una cosa, penso, sia certa: la comprensione di un testo scritto nelle lingua praticata dove si vive, deve essere un requisito essenziale, come la conoscenza del mondo che ci circonda. Non si può vivere in simultanea in più culture diverse che implichino modi di vita differenti in modo notevole. La mia idea è che , poi, una cultura prevarrà, con alcune modifiche, sulle altre. Ciò è dovuto, la storia insegna, alla superiorità economica e tecnologica.
Una volta, e si spera mai più, era la guerra a decidere!
Per il momento teniamoci la nostra cultura senza enfatizzare, riconoscendo il valore delle altre e restando aperti ad incontri senza sovrapposizioni.
La cosa negativa: nel frattempo il caffellatte si era freddato!
Giampaolo Zecchini