Fare memoria serve ad avere uno sguardo diverso sul presente e sul futuro. Nell’incontro di martedì scorso alla sala De Laugier, dal titolo “20 anni dopo i No Global: un altro mondo è necessario”, l’emozione creata dal film “Diaz”, l’indignazione per la sostanziale impunità di tutti i protagonisti di quella che Amnesty International ha definito “la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale”, e per la disattenzione del Paese, dovuta ad un’informazione inadeguata e spesso omertosa, indignazione emersa nel primo intervento di Cesare Sangalli di Amnesty International, ha lasciato poi il posto ad un sentimento diverso, emerso dopo l’analisi storico-politica di Benedetto Lupi e quella etico-filosofica di Nunzio Marotti.
Un sentimento palpabile in sala, un comune sentire dei presenti, uniti dalla serietà che questo presente determinato dalla “religione neoliberista” impone, e che richiede una “conversione ecologica integrale” per dirla con papa Francesco, citato da Marotti; ma anche dalla bellezza dell’esserci, del riconoscersi, nonostante tutto, ancora con un cuore pulsante, con la voglia di provare a cambiarlo, in tutta umiltà, questo mondo così sbagliato, così ingiusto, così votato al’autodistruzione.
Fanno ancora paura, facciamo ancora paura al Potere, nonostante le sconfitte, la disparità enorme di mezzi, nonostante la sensazione di essere minoranza (anche se forse minoranza in crescita, fiume carsico che aveva ragione allora e ha ragione oggi): Ilaria Cucchi, ospite a Genova all’evento di Amnesty per i 20 anni da quel maledetto G8, ha segnalato la presenza abnorme di forze dell’ordine, in tenuta antisommossa.
Una presenza “inquietante”, che sembrava voler ribadire un messaggio di intimidazione, soprattutto facendo pensare che nella file dei superpoliziotti potesse anche esserci qualcuno dei torturatori e dei picchiatori di allora.
E allora ribadiamo due proposte che sono emerse martedì, al di là di tutte le altre idee, che, statene certi, finiranno per affermarsi (speriamo il prima possibile, ne va del Pianeta); proposte semplici, legate ad un passato che non passa: 1) Il codice di identificazione per gli agenti che si occupano di odine pubblico alle manifestazioni 2) Una commissione d’inchiesta su quei fatti, e sul seguito di depistaggi, omertà, promozioni al merito (della mattanza), Gianni De Gennaro su tutti.
Noi ci siamo ancora. E molto più di noi, ci sono le idee di un movimento mondiale che sta già cominciando a cambiare lo stato delle cose; e che farà sentire tutti Guardiani dello status quo, ad ogni livello, prima ancora che se ne rendano conto, come dinosauri, come fossili da consegnare al passato.
Cesare Sangalli