Dopo tanta aspettativa, in questo periodo all’Elba stanno sbocciando molte iniziative di pregio per commemorare il bicentenario napoleonico. Nella tranquillità della nostra isola gli annunci si susseguono con regolarità, alcuni più vistosi, altri più sommessi, a volte distinti, altri più corali.
Osservato da fuori Elba, questo evento dà invece già ora la sensazione di diventare un avvenimento travolgente. Ognuno presenterà una versione diversa, naturalmente: la storia non viene travisata, ma sicuramente interpretata. Riuscirà l’Elba a imporsi ad alto livello come le spetta in queste celebrazioni non solo europee ma anche internazionali?
L’anno scorso accennai al cambiamento epocale che l’Elba sta vivendo. Da un indirizzo economico-turistico spontaneo e semplice, orientato al binomio sole-mare, l’isola si è già avviata verso il suo futuro di fulcro naturalistico, storico, artistico, e quindi anche economico, complesso e maturo, che preferisce con sicurezza una diversa qualità di vita, quella non delle estati travolgenti, e degli inverni lenti, o su qualche spiaggia tailandese, ma a casa propria, in pieno possesso di una continuità professionale e personale più solida e più gratificante.
Il bicentenario napoleonico arriva nel momento migliore di questa nostra evoluzione. Per me che ho trascorso trent’anni all'estero, è sempre stato complicato “confessare” di essere dell’isola d’Elba, ma adesso la spiegazione risulta molto più facile, dà adito a meno perplessità, a molta più curiosità e interesse. Come primo esempio, vorrei citare la Russia per far capire come si possa essere colpiti dalle vertiginose implicazioni di questa ricorrenza: lo scorso mese, entrando nella Piazza del Palazzo, la più bella di San Pietroburgo, sono rimasta quasi stordita dalla regia architettonica e artistica di questo spazio cittadino, tra i più suggestivi al mondo, nel quale domina, davanti all'elegante Museo dell’Hermitage, l’imponente "Colonna di Alessandro", eretta in onore dello zar Alessandro I per la sua vittoria su Napoleone nella Guerra Patriottica del 1812. La colonna rappresenta un simbolo strabiliante, per la sua posizione così centrale, dimensioni (47,5 m.), struttura, bassorilievi, prezioso marmo, un unico blocco di prezioso granito rosso poggiato e non conficcato in terra. Eretta in base a precisi calcoli esatti, con un diametro alla base di quasi quattro metri, fu messa in posa da più di 2400 soldati in meno di due ore.
Riuscirà l’Elba, insieme, a divulgare anche nei paesi dell’ex-Unione Sovietica un programma unico del nostro bicentenario elbano? Avranno i nostri musei, e non solo quelli napoleonici, delle brochure in russo? La Fondazione Arco cita Leone Tolstoj: “in una battaglia, vince colui che ha fermamente deciso di vincere”. Se l’Elba fermamente deciderà di oltrepassare il provincialismo locale e particolare, e si lancerà compatta e preparata verso l’esterno, solo così sarà recepita come attore imperdibile da tutto il mondo. Magari cominciando con la Russia.
Cecilia Pacini