A poca distanza da Ha Noi, capitale del Viet Nam, c’e’ una baia, patrimonio dell’UNESCO, conosciutissima. Nel Viet Nam centrale esistono due cittadine, anch’esse patrimonio dell’Unesco: una, città imperiale, non fu costruita che tra il ‘700 e ‘800. Le foto di questi luoghi, talmente presenti su tutte le pubblicità del paese, assurgono spesso a emblema di ricchezza naturalistica o artistica, diventando sinonimi di interesse e valore per qualsiasi visita turistica.
Certo, in Italia i luoghi ad altissimo valore storico, artistico e naturalistico sono molteplici. Ma, se scelti dalle Nazioni Unite, diventano anche simbolo del proprio paese.
Mi capita spesso di sognare che anche Portoferraio-Cosmopoli finalmente diventi luogo UNESCO . Forse sono troppo campanilistica, e soprattutto non mi rendo conto delle difficoltà oggettive, di alcuni tentativi passati, si potrebbe obiettare. E invece, proprio a girare il mondo, uno matura e accresce inevitabilmente la consapevolezza di abitare in un luogo privilegiato: dalla storia, architettura, natura, ambiente.
La peculiarità di avere la “targa” UNESCO, cioè delle Nazioni Unite, salvaguarda e valorizza da una parte la struttura o il luogo da includere in questa selezione, dall’altra vincola, sia per statuto che per una conseguenza logica, anche tutta la parte circostante il luogo eletto. Avere un tale vincolo può sembrare pesante, può fare lo stesso effetto che fece il PNAT al momento del suo insediamento: una gran paura di non essere più padroni a casa propria, di non poter disporre del proprio territorio. Negli anni, maturando in questa nuova realtà, il PNAT ha insegnato che è nato per aiutare l’isola e proteggerla. Attrarre turismo proteggendo l’isola da speculazioni: sembra un ossimoro, è diventato una realtà.
Nel nostro porto, i grandi sviluppi e gli ingentissimi investimenti previsti per la zona portuale potrebbero essere contenuti e modulati, perché le esigenze di un turismo scelto significano prima di tutto efficienza delle strutture di accoglienza intesa in un ambito più vicino al turista, più attento alle comodità, al rispetto della persona, e alle tradizioni. Arrivando al sito storico di Huè a bordo di una piccola imbarcazione, non ho potuto non pensare al nostro prezioso Gabbiano II, la barca che offre da anni il collegamento nel golfo di Portoferraio, ormai soffocata da altre priorità della zona commerciale, ritenuta da chi ci amministra non rilevante ai fini dei collegamenti marittimi locali più particolari.
Al tempo stesso, mentre il nostro porto commerciale riceve la massima attenzione e ingenti finanziamenti pubblici, nella silenziosa Hué egregi sponsor, grazie ad un’organizzazione non a scopo lucrativo dedicata a preservare i monumenti più a rischio nel mondo, hanno aiutato gli innumerevoli restauri: un intervento capillare, ricco e generoso, che si è protratto negli anni. Accanto all’American Express trovo anche gli italiani: dal Politecnico di Milano alla bicicletta Bianchi.
Non c’è bisogno di andare fino in Asia per arrivare a queste conclusioni: che la qualità e la peculiarità vincono alla lunga contro le trasformazioni drastiche e irreversibili, e che ogni intervento di qualità attrae investimenti, finanziamenti, turismo, una diversa qualità della vita. Viaggiare però apre gli occhi, mentre chiudersi nel proprio interesse e nel proprio piccolo mondo soffoca l’immaginazione e rende ciechi di fronte all’evidenza di quanto può essere semplice il traguardo più ambizioso.
Cecilia Pacini